
Nell’articolo precedente abbiamo introdotto il concetto di [ipoadrenia relativa] e di come tale squilibrio fisiologico dipenda dalla condizione conosciuta dal senso comune con il nome di stress.
Sebbene sia stato detto tanto sullo stress nel tentativo di definirlo, sia in termini scientifici che ingenui, non esiste ancora una definizione precisa. Quando si parla di stress, per capire in che senso lo stiamo argomentando, dobbiamo precisarne il contesto: essendo una condizione che influenza interamente l’essere umano sul piano biologico, fisiologico, psicologico ed esistenziale è opportuno chiarire l’ambito in cui lo si vuole intendere.
Essendo un’arte focalizzata principalmente alla sfera espressiva dell’individuo perfino la kinesiologia impone delle sfumature particolari al concetto di stress, rispetto alle prospettive scientifiche più ortodosse. Tuttavia, per argomentare questo tema in modo fluido e coerente al precedente articolo cercheremo di mantenere una linea di spiegazione scientifica, pur restando dentro la prospettiva delle scienze kinesiologiche applicate.
La natura pratica della kinesiologia applicata, anche se orientata al corpo espressivo, resta comunque di un’arte della salute basata su concetti fisiologici e scientifici, nonostante possano esserci alcune divergenze con le prospettive scientifiche ortodosse che talvolta si evidenziano con certi assunti kinesiologici. Divergenze tuttavia spesso apparenti, se consideriamo i passi avanti fatti dalle scienze d’avanguardia come la psiconeuroendocrinoimmunologia che hanno dato risalto scientifico a molte cose già scritte nei testi fondamentali di kinesiologia degli anni ’80. Perciò, almeno per noi studiosi [NovaTherapy], la kinesiologia applicata va considerata un pilastro fondamentale dello studio empirico sugli squilibri dello stress e sulle metodologie per gestirne gli effetti negativi nell’individuo.
Ma ora vediamo le quattro categorie di stress fondamentali secondo la prospettiva kinesiologica applicata.
-Stress fisico: Lunghe ore lavorative, turni, sforzi fisici pesanti, perdita di sonno, tensione posturale, sono fattori primari in questo contesto. Le tensioni strutturali di tipo posturale e localizzato rivestono una grande importanza e sono in rapporto diretto con la kinesiologia applicata. Quasi tutti i tipi di trauma o sovraccarico posturale costituiscono uno stress fisico. Per eliminare lo stress dalle ghiandole surrenali è opportuno ricorrere ad un trattamento che prenda in considerazione l’individuo nel suo insieme, considerando sia gli aspetti fisiologici organici che quelli espressivi, in modo da facilitare il ripristino degli equilibri strutturali non solo dal punto di vista biomeccanico ma anche da quello relativo agli atteggiamenti posturali espressivi, all’iperattivazione neurovegetativa nel sistema nervoso ed ai fattori di recupero sistemico del soggetto. In parole semplici: valutare e correggere gli squilibri biomeccanici della postura, relativi alla tensione muscoloscheletrica generata da sforzi, alterazioni dell’equilibrio vertebrale, posizioni scorrette protratte nel tempo; ridurre i fattori di attivazione degli schemi posturali espressivi abnormi attraverso tecniche kinesiologiche somatoemozionali e [psicoapplicate] come la rievocazione mentale, l’inversione psicologica o il [barometro comportamentale]. Per schemi posturali espressivi si intende l’atteggiamento tensivo interno prodotto dal soggetto: ognuno di noi ha un suo schema espressivo di tensione basato su un particolare stato emotivo predominante che si somma ai fattori di tensione posturale biomeccanica, vedremo meglio questi aspetti in seguito trattando il punto sullo stress emotivo. Infine, è molto importante favorire i meccanismi fisiologici di recupero e di rilassamento attraverso tecniche come il [ciclo neurovascolare], [neurolinfatico] e il supporto nutrizionale mirato al riequilibrio surrenale. In affetti il punto cardine per l’eliminazione dello stress fisico può essere sintetizzato nelle capacità di rilassamento del soggetto, fattore fondamentale per favorire la fisiologia dei naturali meccanismi di recupero fisico. In tal senso il rilassamento va visto in termini di bisogno fisiologico del corpo, come respirare o idratarsi con acqua pura; non certo come “lusso” che ci si concede una tantum per staccare la spina.
-Stress chimico: Il fattore più comune dello stress chimico è sicuramente quello nutrizionale, vale a dire che un individuo non segue una dieta equilibrata oppure presenta un consumo eccessivo di alimenti raffinati. Questo fattore cosi importante è relativo all’imperativo fisiologico elementare che caratterizza ogni sistema vivente complesso: al corpo non deve mai mancare ciò che gli serve e allo stesso tempo deve eliminare ciò che non serve. Lo stress chimico dell’individuo occidentale medio viola il secondo principio: introduciamo troppi alimenti superando le capacità di eliminazione dell’organismo, ciò comporta un accumulo di sostanze che non servono e per questo ci si intossica: da una parte a causa della qualità, spesso discutibile, degli alimenti e dall’altra per le scorie prodotte dalla loro metabolizzazione. In più gli additivi alimentari industriali quali i coloranti, i conservanti, i dolcificanti artificiali e i fertilizzanti peggiorano ulteriormente lo squilibrio nutritivo favorendo l’accumulo di tossine.
I veleni che si trovano nell’ambiente, inclusi l’inquinamento atmosferico, insetticidi, pesticidi e le scorie industriali sono pressoché impossibili da evitare; probabilmente ci siamo in qualche modo adattati a questo stato ambientale moderno, il che fa riflettere sul grado di capacità del nostro corpo di tollerare e adattarsi a certe condizioni ambientali sfavorevoli. Senza dimenticare come quasi tutti i tipi di farmaci sottopongono l’organismo ad uno stress chimico.
Anche la presenza di uno squilibrio nei gas che respiriamo costituisce uno stress di tipo chimico. Nel libro “kinesiologia applicata, synopsis” cita a tal proposito David S. Walther:
“prima di conoscere i lavori di Selye, mi risultava difficile individuare la ragione per cui i miei pazienti affetti da ipoadrenia relativa, ma ormai in via di guarigione, presentavano un aggravamento dei sintomi quando trascorrevano le loro vacanze in montagna. Pensavo non avessero seguito la dieta prescritta e non avessero preso gli integratori nutritivi consigliati; ma essi mi assicuravano di averlo fatto. Selye scopri che dei topi posti in un ambiente a basso livello di ossigeno sviluppano la triade dello stress – ingrossamento della corteccia surrenale; atrofia delle strutture linfatiche come timo, milza e noduli linfatici; ulcere profonde nello stomaco e nel duodeno – capii allora che lo stress accusato dai miei pazienti era dovuto all’altitudine che determinava carenza di ossigeno. Da allora, ho potuto notare che diversi individui riescono a stabilire l’altitudine da loro raggiunta in base ai sintomi che avvertono; tali sintomi agiscono in modo altrettanto accurato di un altimentro.”
La storia descritta dall’autore della “bibbia” dei kinesiologi mette in risalto un importante fattore di condizionamento delle reazioni allo stress del nostro corpo: il concetto di variazione.
La questione di fondo non è lo stress in quanto tale, per molti aspetti condizionato da fattori soggettivi, ma è la capacità di tollerare e adeguarsi alle variazioni, ovvero ai cambiamenti. Ciò solleva un argomento controverso che accompagna da secoli la medicina naturale: “i sintomi della guarigione”, malesseri in certi casi molto acuti collegati a significative variazioni dello stile di vita, per esempio alimentare. Quindi lo stress può essere inteso come uno stimolo negativo o benefico: ogni intervento naturale di riequilibrazione, sia esso manuale, energetico o nutrizionale, interviene come variazione sul corpo: in tal senso è uno stress a tutti gli effetti, cui il corpo deve adattarsi, si parla infatti di eustress per descrivere lo stress positivo, caratterizzato da effetti benefici. Tuttavia, sebbene sia positivo può portare il corpo alla manifestazione di malesseri di adattamento, come quando si cambia regime dietetico: per esempio la frutta disintossica e la verdura depura eliminando l’eccesso di tossine. In queste condizioni può essere opportuno modulare il consumo di frutta per rallentare la mobilitazione tossinica dai tessuti ed evitare un eccesso di scorie in circolo e conseguenti stati di malessere come stanchezza, mal di testa, nervosismo.
In sintesi, lo stress chimico può essere causato sia da fattori negativi come diete scorrette o l’inquinamento; sia da fattori positivi come il passaggio ad uno stile alimentare corretto o l’andare in montagna per godersi la natura. Per i soggetti che gestiscono adeguatamente lo stress certe variazioni o contaminazioni vengono tollerate bene dal corpo, compensando gli squilibri e rendendo la vita tutto sommato accettabile; ma chi ha già superato la soglia di compensazione del corpo è un soggetto stressato, che magari presenta già i segni [dell’ipoadrenia realtiva] e/o di [disorganizzazione neurologica]. Questi soggetti hanno difficoltà a gestire le variazioni, in quanto il loro livello di stress elevato li rende eccessivamente sensibili e vulnerabili a qualsiasi cambiamento che in condizioni di equilibrio passerebbe “inosservato”. Sono condizioni favorevoli all’abbassamento delle difese immunitarie per esempio: stati influenzali protratti per lunghi periodi, raffreddori, debolezza, stanchezza, dolori osteoarticolari sono tutti esempi di problemi relativi all’eccesso di ormoni dello stress.
Lo stress chimico si inserisce come interfaccia fondamentale di ogni trattamento kinesiologico in quanto l’alterazione surrenalica come [l’ipoadrenia relativa] necessita di interventi nutrizionali mirati attraverso sostanze adattogene; il ginseng siberiano, il maca andino, il complesso B sono esempi comuni di sostanze adattogene la cui azione è “tirare su se si è troppo giù o tirare giù se si è troppo su” In pratica mettono in “bolla” l’organismo risparmiando le ghiandole surrenali.
In kinesiologia applicata esistono diversi metodi per valutare lo stress surrenalico nella sua componente biochimica: il test dello stiramento articolare, l’osservazione della dilatazione pupillare, l’esame dei muscoli associati alle surrenali come il sartorio, il gracile, il soleo, il gastrocnemio e il tibiale posteriore; la debolezza di questi muscoli può indicare un eccesso di stress psicofisico da correggere. Parleremo nel dettaglio di questi metodi nell’articolo dedicato alle metodologie kinesiologiche di indagine dello stress.
-Stress termico: Lo stress termico può dipendere da un eccesso di calore o di freddo. La funzione surrenale esercita una certa influenza sull’andamento dell’organismo alle variazioni di temperatura. In certi casi gli sbalzi termici sono repentini, per esempio una persona che sale sull’automobile rimasta a lungo posteggiata sotto il sole estivo, si trova bruscamente esposta ad una temperatura elevata. La reazione più spontanea e di abbassare i finestrini, oppure avviare l’aria condizionata, e così l’aria fresca contro la pelle sudata causa un altro brusco cambio di temperatura al corpo. Una “semplice” variazione termica di caldo o freddo può peggiorare a volte la condizione di ipoadrenia relativa che alcuni individui stanno sviluppando o hanno già in forma latente.
Ancora una volta il concetto di variazione è determinante per comprendere come funzionano i meccanismi fisiologici di gestione dello stress. Per ciò, riguardo allo stress termico il consiglio più semplice è quello più antico, offerto dalla [medicina tradizionale cinese]: “testa fredda e piedi caldi, collo e lombi protetti e il gelato mangialo in inverno”. La saggezza antica risponde e fa riflettere.
-Stress emotivo: Nonostante sia una delle categorie più difficili da valutare, lo studio ed il perfezionamento delle tecniche kinesiologiche applicabili allo stress emotivo, il contributo delle ricerche [NovaTherapy] nello sviluppo della kinesiologia pscicoapplicata e l’esperienza di molti studiosi nel campo dello stress emotivo hanno permesso di capire le dinamiche fisiologiche organiche ed espressive esistenziali, correlate alle condizioni di [ipoadrenia relativa] e di sviluppare metodologie accurate di correzione degli squilibri connessi a queste dinamiche.
Questo tipo di stress ci coglie spesso impreparati come nel caso di morte o malattia cronica di una persona cara, cambiamenti inaspettati del tenore di vita come un licenziamento o le crisi di relazione. Le situazioni che si rivelano più insidiose, e generalmente più durature, in questo contesto, sono quelle in cui l’individuo si trova ad essere oberato di debiti o incombenze della vita a cui non riesce a far fronte. Noi di [NovaTherapy] abbiamo preso particolarmente a cuore queste problematiche di stress causale: per questo motivo nella nostra rete operativa abbiamo diversi punti di riferimento, esperti in psicologia del lavoro e psicologia finanziaria. In questo modo offriamo ai nostri clienti oltre al servizio specifico di trattamento dello stress con la kinesiologia applicata, anche la possibilità di rivolgersi ad altri professionisti che possano aiutarli in modo concreto ad impiegare le risorse psicofisiche recuperate attraverso il percorso kinesiolgico per riorganizzare e riprogettare loro stessi, verso nuove prospettive di vita: uscendo dallo stress anche con gli strumenti necessari trasformarsi e rinnovarsi sul piano pratico della vita, evitando di ricadere in vecchi errori e/o circoli viziosi.
Lo stile di vita moderno genera delle situazioni in cui il nostro organismo non riesce reagire in modo adeguato per vincere lo stress. Condizionando fortemente la nostra vita sul piano esistenziale ed espressivo, bloccandoci nell’erronea percezione che non ci sia scelta.
Una delle funzioni naturali dello stress è quella di preparare l’individuo a soddisfare le richieste, reali o presunte, imposte dall’ambiente o da convinzioni psicogenetiche. Questa funzione è necessaria affinché l’individuo possa adattarsi alle richieste della vita e riuscire a trasformarsi in relazione ade esse seguendo le sue aspirazioni. Il problema nasce quando le esperienze si accumulano a tal punto da non darci il tempo di adattarci, condizionando la nostra percezione delle cose del mondo, distorcendola al punto tale da convincerci che, per esempio, dobbiamo tenere tutto sotto controllo; oppure che dobbiamo essere all’altezza delle richieste di tutti ad ogni costo; o dobbiamo piacere a tutti sempre. In queste condizioni il nostro corpo è in costante stato di attivazione e ipervigilanza, come se fosse sotto assedio o nel pieno di una battaglia senza tregua dove l’imperativo categorico è lottare o fuggire. Questa condizione depaupera prima le nostre risorse fisiologiche e psicologiche, poi ci deteriora inesorabilmente “nell’anima” gettandoci, nel tempo, dentro un vortice, un circolo vizioso di stress che lentamente prosciuga le nostre energie e la nostra vitalità espressiva, spegnendo l’interesse per gli stimoli offerti dal mondo. Ma facciamo un piccolo esempio per comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando: l’uomo primitivo che si addentra nella giungla può trovarsi ad affrontare una tigre. Egli inizia a correre e riesce finalmente ad arrampicarsi su un albero dove può rilassarsi, col cuore in gola, mentre il sangue circolando nelle ghiandole surrenali permette loro di rigenerarsi e ricomporsi. Il tipo di stress prolungato e costante, caratteristico della nostra società tecnica moderna, pone le basi per [l’ipoadrenia relativa] derivante prevalentemente dal fatto che le ghiandole surrenali non hanno alcuna opportunità per rigenerarsi.
Le quattro categorie descritte vanno viste come fattori collegati e interconessi che si sommano fra loro. Quando il corpo raggiunge un certo grado di accumulo di stress relativo alle categorie appena descritte entra in crisi: le capacità di adattamento vengono meno, il sistema immunitario di indebolisce, il sistema nervoso perde efficacia nella gestione degli stimoli ambientali, lo stato psicoemotivo e le capacità cognitive vengono facilmente perturbate destabilizzando il nostro senso di autoefficacia, di autostima e di stabilità emozionale.
Lo stress infatti è cumulativo: se una persona registra un livello di stress nelle quattro categorie descritte, la somma totale è sufficiente per creare la triade dello stress e relativi sintomi. La kinesiologia applicata ed altre discipline con prospettiva olistica, intervengono in modo concreto per prevenire l’insorgenza dello stress abnorme nel contesto lavorativo, relazionale e ambientale. Grazie ad una migliore comprensione delle fonti dello stress e della sua natura cumulativa è possibile riconoscerne la presenza, ridurne gli effetti negativi e allo stesso tempo indicare alle persone che ci chiedono aiuto gli opportuni cambiamenti da apportare nel loro stile di vita; applicare le metodologie kinesiologiche adatte, favorire la comprensione di loro stessi e delle capacità personali utili a trasformare in meglio la loro vita e il rapporto con il proprio mondo; suggerire di rivolgersi ai giusti professionisti di medicina integrata per seguire terapie mirate e/o a psicologi ed esperti in materie pratiche della vita che possano aiutare concretamente ad uscire da situazioni pesanti di malessere mentale, oppure porre rimedio in situazioni critiche relative all’organizzazione della vita lavorativa e/o finanziaria. Questa è la prospettiva multidisciplinare [NovaTherapy!]
articolo di:
Fabio Valenzisi
Bibliografia essenziale:
– Kinesiologia applicata Vol. 1, synopsis. David S. Walther.
– Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata. Il manuale; F. Bottaccioli, A. G. Bottaccioli
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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