
Mangiare sano e stress: quando si mangia?
Se osservi un animale libero in natura puoi facilmente riscontrare come il suo rapporto con la nutrizione sia scandito da ritmi interni, non dall’orologio o regole esterne. In quest’ottica naturale si mangia quando si ha fame, punto e basta; ciò basterebbe per iniziare mangiare sano. Ovviamente per l’essere umano la questione è più complessa di così, essendo l’uomo l’animale più indeterminato del pianeta. Tuttavia, nonostante l’indeterminatezza offra programmi di risposta agli stimoli ambientali molto più flessibili rispetto agli istinti animali, tant’è che Freud sostituì presto il termine istinto con pulsione, dal punto di vista fisiologico possiamo identificare comunque delle spinte strutturate, come per esempio nutrirsi, nella categoria dell’istinto a patto di ridurle al loro significato essenziale. In questo modo, approcciandosi al tema del mangiare e nutrirsi esclusivamente nella loro dimensione naturale, togliendo ad esempio tutti i riferimenti psicosociali, tale comportamento assume il significato essenziale relativo al suo scopo biologico: fornire al corpo le sostanze che servono per vivere in salute. Da ciò deriva un rapporto differente con il cibo, spontaneo e naturale, ridotto all’essenza del suo scopo: nutrirsi. In questo scenario mangiare sano significa rispondere adeguatamente ai bisogni che il corpo ci rimanda.
Orientare il proprio comportamento alimentare al solo scopo di nutrirsi ci pone di fronte alla necessità di riconsiderare la dimensione del corpo, rinnovando il rapporto con i suoi segnali fisici per rispondervi adeguatamente, allo scopo di mangiare sano. In altre parole, dal momento che si assume questa prospettiva non è più il pensiero organizzato e analitico a scandire i ritmi della nutrizione, ma è il corpo vitale, con i segnali che invia, a regolare i tempi dedicati a mangiare e alla scelta degli alimenti. Così il corpo, troppo spesso messo in dubbio, assume tutte le ragioni e invece il pensiero, capo supremo delle decisioni, viene finalmente messo in discussione: troppo articolato e complicato il pensiero; troppo volubile, troppo voglioso, goloso, senza ritegno in merito al cibo; ci illude di essere concreto con i suoi cogitati sofismi, di possedere la verità oggettiva: ma se fosse veramente così, mi domando, vivremmo tanto stress e sofferenza? La verità in quanto tale è ciò che porta alla felicità, ma siamo davvero felici? Secoli di apologie del pensiero dicono di sì, ma i fatti della vita vissuta coincidono con queste mappe secolari del pensiero? Lascio al lettore la risposta. Personalmente mi limito a dire che forse è arrivato il momento di bilanciare gli opposti, mettendo tra parentesi l’universalità del pensiero per rendere protagonista la soggettività del corpo, partendo dai suoi connotati più primitivi per arrivare alle qualità soggettive più fini e sensibili che solo chi rispetta la soggettività e ha il coraggio di fidarsi di sé può comprendere fino infondo.
Sono molte le teorie sull’alimentazione a descrivere principi più o meno scientifici sul come mangiare sano, cosa e quando si deve mangiare. Senza entrare in merito alla validità di tali affermazioni, cerchiamo di inquadrare questo scenario nella dimensione descritta da W. Dyer del “prima di tutto essere buoni animali”.
Come abbiamo visto negli articoli precedenti – [“come gestire lo stress: bisogni e funzioni corporali”] e [“come gestire lo stress: movimento e bisogni”] – il contatto sensibile con il corpo è fondamentale sia per comprendere i propri bisogni sia per rispondervi in modo adeguato, in questo senso diventa interessante considerare come l’atto del mangiare sano riponga implicitamente nel corpo i suoi principi regolatori fondamentali, più che in regole sociali sostenute dal senso comune o dalla scienza. Ciò è soprattutto vero quando lo stato fisico del corpo è privo di forme patologiche, punto essenziale per comprendere il contenuto di questa collana di articoli: le regole standard alimentari e/o nutrizionali acquisiscono rilevanza solo in caso di patologie metaboliche o stati diagnosticati di malattia; se la persona non presenta quadri clinici tali da giustificare regole nutrizionali terapeutiche, in altre parole sta bene pur vivendo qualche mancanza, allora le regole del corpo dettate dai ritmi fisiologici che ne scandiscono i bisogni alimentari diventano prioritarie al fine di mangiare sano. E si certo! Tali regole sono soggettive, personali e difficilmente generalizzabili. L’unico fattore generale, utile per tutti, è re-imparare la sintonia con il proprio corpo vissuto; le azioni e i comportamenti alimentari, quando si basano sulla scelta consapevole fondata nell’ascolto presente del proprio corpo, sono intoccabili e devono essere accettate serenamente fuori da ogni categoria di giudizio, prima di tutto dalla persona che sceglie di “essere un buon animale”. Farsi agganciare dal giudizio altrui per le proprie scelte alimentari – consapevoli – è una perdita di tempo come giudicare il comportamento alimentare altrui per quanto possa apparire inconsapevole. Qui ci viene in aiuto una massima esoterica colma di saggezza: “sapere, potere, osare, tacere”.
Se hai dubbi sul come alimentarti in maniera corretta per mangiare sano, comincia a sintonizzarti con il tuo corpo, impara ad ascoltare ciò di cui ha bisogno, ti accorgerai con meraviglia di quanto sia facile e faccia star bene seguire questo semplice principio. Perciò alla domanda “quando mangiare?” la risposta, per essere “buoni animali”, diventa naturalmente: quando hai fame!
Alcuni potrebbero domandarsi: e se ho poca fame? Se mi viene fame una volta al giorno? Se ho sempre fame? Se non ho mai fame? Fornire risposte generali a questi interrogativi sarebbe poco onesto da parte mia, ogni situazione è diversa e va sempre valutata in base al contesto soggettivo di chi pone la domanda. A questo proposito invito ogni lettore che necessita di chiarimenti personali di trovarsi un buon terapeuta, affrontando il discorso nello specifico in modo personalizzato; alcuni terapeuti potrebbero non essere totalmente d’accordo con i contenuti di questo articolo ed è bene dirlo! Come abbiamo accennato all’inizio del post, il tema dell’alimentazione è ricco di punti di vista differenti, spesso anche contrastanti, per questo motivo tali prospettive devono essere sperimentate personalmente: alcune necessitano della guida di professionisti competenti, altre possono essere sperimentate da soli assumendosi la responsabilità della scelta; ci sono persone che si avventurano da sole nella pratica del digiuno, pratica che personalmente ritengo utile ma sotto la supervisione di uno specialista. Chi si avventura da solo deve rendere conto a se stesso il doppio rispetto a chi sceglie una guida. Tuttavia, in questo articolo trattiamo il tema dal punto di vista più radicale, quello del corpo, secondo la logica che il corpo se ascoltato sa di cosa ha bisogno, perciò se non presenti patologie, sei tutto sommato in salute e magari vivi qualche malessere relativo allo stress puoi tranquillamente avventurarti nella scoperta dei bisogni del tuo corpo; nel caso di interrogativi particolari trova qualcuno capace di comprendere le tue necessità, che sappia aiutarti a riscoprire la tua corporeità, con cui ti senti tranquillo e libero di esprimerti in una alleanza collaborativa serena.
Cosa mangi? E in che quantità?
Ogni volta che sei in procinto di mangiare, fermati e ascolta il tuo corpo: di cosa hai bisogno? Hai veramente bisogno di mangiare primo, secondo, contorno, dolce, caffè e ammazzacaffè? Oppure stai cedendo alla “voglia di…”, per compensare una mancanza interiore, lo stress o per adeguarti ad una certa situazione sociale? Stai mangiando con la mente e le sue voglie o con l’organismo e i suoi bisogni?
Certo, siamo esseri umani e viviamo all’interno di un contesto sociale dove il momento del pasto ricopre un significato importante nella vita di relazione. Ma devi per forza, per abitudine, magiare in modo automatico? Oppure puoi lasciare che i momenti conviviali siano l’eccezione e che la regola sia calibrata sui bisogni percettivi del corpo e non sulle abitudini, le voglie o le regole sociali? Non sta scritto da nessuna parte che devi mangiare per forza a mezzogiorno o quando lo fanno tutti gli altri e nella stessa quantità degli altri. Questo è un passaggio delicato, per alcuni difficile da accettare: le nostre relazioni dipendono fortemente dalla “tavola” e consolidano abitudini molto resistenti al cambiamento. Tuttavia, troppe volte bistrattiamo il nostro corpo per seguire artifizi sociali di pseudorispetto degli altri, di abitudini passivamente acquisite mischiate alle voglie impulsive dei momenti di stress. Ma, impara a ricordare che puoi tranquillamente partecipare ad un pranzo o cena di lavoro scegliendo gli alimenti sulla base di ciò che il corpo ti rimanda come bisogno, imparando ad osservare e gestire i meccanismi impulsivi delle voglie e/o dell’adeguamento automatico di gruppo. Forse all’inizio dovrai gestire un po’ lo stress del sentirti diverso, qualcuno potrà farti domande e persino battutine punzecchianti, ma si tratta di una fase breve da superare, che presto ti porta a vivere risultati di benessere il cui valore ripaga di tutti gli sforzi.
In sintesi: mangia quando hai fame e ascolta i bisogni del corpo per capire quali alimenti scegliere. Quando ti siedi a tavola o sei in procinto di cucinare da mangiare fermati un minuto e poni a te stesso/a questa domanda: “di cosa ha bisogno il mio corpo?” che equivale a dire “di cosa HO BISOGNO per stare bene?” Poi, senti cosa rimanda il tuo corpo come risposta; perseverando su questa linea arriverai al punto di sentire chiaramente il bisogno di vitamine, minerali, acqua pura, proteine, cereali e tutto ciò che di buono la terra ha da offrirti. Col tempo gli pseudobisogni – le voglie – diminuiranno sempre di più a favore dei bisogni nutritivi autentici.
Fai sempre attenzione a discernere fra voglia e bisogno: la prima è relativa al gusto compensatorio del cibo, mentre il secondo riguarda il bisogno di nutrimento autentico del tuo corpo. In questo senso gustare e assaporare non sono sinonimi, impara ad assaporare il cibo come la vita stessa e non dovrai più porti il problema di mangiare sano!
Semplice no?
Leggi gli articoli precedenti della stessa collana:
Articolo di:
Fabio Valenzisi
Bibliografia essenziale:
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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