
La condizione fisiologica di allostasi è fondamentale in kinesiologia applicata, vediamo di approfondire questa importante manifestazione fisiologica dell’organismo umano.
Il concetto di omeostasi, introdotto da Walter Cannon alla metà degli anni ‘30, ha perfezionato le idee originarie dell’800 affermate dal fisiologo Francese Claude Bernard che postulò il concetto di milieu interieur – ambiente interno – e di come lo scopo del corpo sia quello di mantenere constanti le condizioni vitali dell’ambiente interno.
Normalmente il senso comune mantiene la convinzione che le funzioni fisiologiche degli organismi viventi complessi siano essenzialmente basate sul mantenimento dell’omeostasi, ma come vedremo in seguito gli studi più recenti dimostrano come l’allostasi sia più coerente con gli scopi fondamentali dell’organismo.
In pratica lo scopo fondamentale di un sistema vivente complesso come il corpo umano persegue il mantenimento constante dell’equilibrio di tutti gli apparati dell’organismo; infatti per omeostasi si intende il mantenimento dei parametri interni di normalità dell’organismo intorno a valori relativamente costanti.
La regolazione omeostatica dei parametri fisiologici funziona secondo un meccanismo di controllo a retroazione negativa (feedbak negativo): un “sistema controllante” legge il valore di riferimento (set point) della variabile e lo confronta con il valore attuale fornito da un “sensore”; la differenza o segnale di errore invia a un “sistema di regolazione” che, in base a tale informazione, agisce sul “sistema controllato” – muscoli, ghiandole endocrine, centri vegetativi – e lo induce a modificare il valore della variabile nel senso richiesto. Un sistema di questo tipo tende a smorzare, con interventi correttivi, qualunque deviazione del valore della variabile rispetto al set point di riferimento.
Alcuni esempi pratici di questo funzionamento hanno diversi indici di complessità locali e periferici: l’aumento della glicemia stimola direttamente il rilascio di insulina da parte del pancreas; l’aumento del metabolismo tissutale provoca vasodilatazione del mitocondrio locale e aumento del flusso ematico distrettuale. Inoltre, esistono indici di complessità più centralizzati, caratterizzati dall’intreccio di risposte fisiologiche e comportamentali che coinvolgono l’attività integrata di molteplici sistemi di controllo coordinati dai centri nervosi superiori.
Sebbene la visione basata sull’omeostasi abbia solidi riscontri scientifici gli studi più recenti mettono in evidenza ulteriori aspetti importanti che la rendono sostanzialmente incompleta come rappresentazione reale di ciò che accade nel corpo. È la biologia evoluzionistica a mettere in crisi il modello dell’omeostasi che confligge con alcuni suoi presupposti, secondo i quali gli obiettivi fondamentali dell’organismo non sono la stabilità fissa dei suoi parametri interni ma la sopravvivenza e la riproduzione. Tali obiettivi richiedono notevoli capacità adattative e funzioni fisiologiche regolate in modo flessibile per rispondere alle richieste mutevoli dell’ambiente; da questa prospettiva il modello classico di omeostasi, basato su meccanismi rigidi di correzione degli errori mediante retroazione negativa, appare inadatto al perseguimento di questi scopi.
Vediamo perché:
• Parametri fisiologici mantenuti rigidamente costanti non sono in grado di modificarsi per rispondere alle variazioni delle richieste. Ogni organismo complesso, vive in un contesto ambientale estremamente variabile, le cui condizioni impongono richieste fluttuanti, sempre diverse a seconda del contesto ambientale e soggettivo. Pertanto, tali richieste, impongono all’organismo modificazioni adattative dei parametri fisiologici adeguate al continuo cambiamento ambientale.
• È raro che il controllo riguardi una singola variabile fisiologica; normalmente la regolazione coinvolge l’attività di diversi sistemi fisiologici integrati funzionalmente fra loro e richiede un controllo gerarchico e centralizzato. Perciò le modificazioni dell’organismo sono sinergiche e coinvolgono l’organismo globalmente.
• Un buon sistema di controllo non si limita a correggere gli errori quando si sono già verificati, ma opera per minimizzarne frequenza ed entità. I sistemi organici complessi sono progettati per l’efficienza, pertanto l’adattamento richiede sistemi di regolazione capaci di funzionare in maniera predittiva, e non solo correttiva.
• Il modello omeostatico classico non considera il ruolo degli stati psicologici nella regolazione degli stati organici: studi in ambito psicobiologico hanno dimostrato che gli stati emotivi, o anche solo la loro rievocazione, si accompagnano a modificazioni specifiche e selettive a livello dei vari sistemi fisiologici, e che le attività cognitive, in particolare quelle che richiedono l’elaborazione di informazioni ambigue e conflittuali, si associano a variazioni di diversi parametri fisiologici; [qui puoi trovare l’abstract della ricerca].
Questo fatto mette in luce l’efficacia della kinesiologia applicata e delle sue tecniche particolari, come la “rievocazione mentale” in cui il corpo viene stimolato e corretto dal kinesiologo, in relazione ad uno stato psicoemotivo rievocato dal paziente. Questo apre uno scenario interessante: se gli stati psicologici ed emotivi, anche rievocati, modificano lo stato fisiologico organico, il processo inverso, ovvero la modificazione dello stato fisiologico modifica quello psicologico. In kinesiologia si opera proprio sfruttando questo meccanismo: modificando l’equilibrio del corpo attraverso opportuni metodi, si modifica lo stato psicoemozionale.
Quest’ultimo punto è particolarmente interessante, mette in luce la complessità con cui noi esseri umani siamo quotidianamente a confronto: non solo viviamo una condizione ambientale fluttuante a cui dobbiamo necessariamente adattarci per gestire adeguatamente lo stress, ma dobbiamo tenere conto, in aggiunta, del nostro “mondo interiore” che ha un impatto enorme sul nostro stato fisiologico. Questo scenario si allinea con le metodologie kinesiologiche dove il corpo assume un ruolo cruciale nella sua espressione somato-emozionale.
Nel 1988, un fisiologo, Peter Sterling, e un epidemiologo, Joseph Eyer, proposero per la prima volta il concetto di allostasi, ponendo particolare enfasi su due aspetti fondamentali:
1. La regolazione predittiva dei sistemi fisiologici.
2. Il ruolo fondamentale del cervello come coordinatore dei processi di adattamento fisiologico e comportamentale.
Regolazione predittiva e allostasi
Il termine “allostasi” deriva dal greco, állos: “diverso”, “altro”; e da stásis: “stabilità”. È la capacità di mantenere la stabilità dei sistemi fisiologici per mezzo del cambiamento. Si tratta di un concetto cruciale per comprendere a fondo lo stress e i temi relativi ad esso trattati negli articoli precedenti [Ipoadrenia relativa, Tipologia dello stress, Sindrome generale di adattamento]. In pratica il nostro organismo per adattarsi efficacemente alle variabili ambientali mantenendo il suo equilibrio fisiologico ottimale, cambia a sua volta i punti di regolazione. In generale i parametri fisiologici non sono fissi e le loro variazioni non significano errori; al contrario, esse sono l’espressione di processi attivi di regolazione predittiva dei punti di riferimento – set point – omeostatici, utili ad anticipare le richieste ambientali e a ridurre la probabilità che gli errori si verifichino. Se per l’omeostasi sono le risposte fisiologiche ad assumere un ruolo primario, i cui valori devono essere mantenuti all’interno di uno stretto intervallo di normalità, come avviene per parametri vitali come l’ossigeno ematico, l’osmolarità e il Ph dei liquidi corporei. Nello scenario dell’allostasi è il cervello a svolgere il ruolo primario, infatti affinché la regolazione sia predittiva devono entrare in gioco altri fattori importanti, oltre ai riferimenti fisiologici, come i ricordi e l’esperienza; l’anticipazione, la valutazione e rivalutazione delle esigenze contingenti del momento. Per esempio, la ridistribuzione del volume ematico e l’aumento della gittata cardiaca avvengono prima che un cambio di postura da clinostatica a ortostatica possa determinare condizioni di ipotensione in stazione eretta capaci di minacciare l’ossigenazione cerebrale. In altre parole, è grazie alla regolazione predittiva se dopo essere stati sdraiati sul divano ci alziamo in piedi senza cadere a terra svenuti.
La kinesiologia applicata opera proprio in relazione al concetto di allostasi: con le sue tecniche corregge gli squilibri e potenzia le capacità di regolazione predittiva dell’organismo. Per fare questo il kinesiologo tratta il corpo umano nel suo complesso, distinguendo l’organismo, il corpo oggettivo; dal “corpo proprio” quello della vita vissuta, relativo all’espressività soggettiva dell’individuo. Questa distinzione permette al kinesiologo di intervenire sui due fronti, organico ed espressivo, favorendo l’integrazione fra essi: da una parte dispone di tecniche finalizzate al miglioramento delle risposte fisiologiche adattative, dall’altra favorisce, attraverso metodologie somato-emozionali e somato-comportamentali, le qualità espressive dell’individuo; facilitando l’espressione dell’energia inespressa bloccata nel corpo e aiutando l’individuo a raggiungere un livello energetico fisiologico/espressivo più alto. In termini più semplici: il kinesiologo aiuta la persona a gestire non solo lo stress contingente dovuto al dolore fisico o emotivo, ma soprattutto a potenziare le risorse necessarie al cambiamento, che di per sé è anch’esso uno stress. La persona viene accompagnata mediante le indicazioni del suo “corpo espressivo” verso il benessere, conciliando la fisiologia organica con l’espressività del mondo della vita allo scopo di facilitare le azioni necessarie al cambiamento sia in termini di benessere fisico che interiore.
Ad esempio, metodologie come il [CIA Stretch], il trattamento dei [Riflessi Neurolinfatici] e [l’Unwinding fasciale] facilitano il recupero delle normali funzionalità fisiologiche della postura e del metabolismo organico, migliorando l’equilibrio strutturale e le sintomatologie dolorose di origine posturale; altre tecniche come il [barometro comportamentale], [l’A.S.E.] o il [ciclo neurovascolare] integrano i fattori psicoemozionali e comportamentali con quelli organici favorendo le qualità espressive individuali, caratteristiche costitutive del “corpo espressivo”. In sintesi la kinesiologia applicata, nella prospettiva del modello NovaTherapy®, offre numerose soluzioni per migliorare la gestione dello stress sfruttando le dinamiche psicofisiologiche dell’allostasi, aiutando la persona a rinnovare le sue risorse psicofisiche raggiungendo un livello energetico più alto ed efficiente.
articolo di:
Fabio Valenzisi
Bibliografia essenziale:
– Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata. Il manuale; F. Bottaccioli, A. G. Bottaccioli
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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