

La gestione dello stress è molto importante per condurre una vita serena e mantenere uno stato di benessere ottimale: con questo articolo intendo continuare a darti alcuni suggerimenti pratici sulla gestione dello stress, [clicca qui per leggere la prima parte]; ora tralascerò gli aspetti prettamente tecnici e scientifici (di cui puoi trovare alcuni spunti elementari negli articoli precedenti, elencati in fondo) e inquadrerò la questione dal punto di vista Umano: prima di tutto, parlando dell’alleato migliore per la gestione dello stress, il corpo. Inoltre ti darò un semplice esercizio per migliorare la gestione dello stress decisionale, che troverai all’interno di questo post.
Inoltre, con questo articolo inauguro una nuova categoria che ho deciso di chiamare, filosofia dello stress. Sento che è il termine più adatto per descrivere la prospettiva umanistica su questa tematica, prospettiva fondamentale per comprendere appieno le strategie di gestione dello stress, da affiancare ai rimedi tecnici e/o terapeutici. Perché, in fondo, lo stress è una condizione umana che tocca tutti gli aspetti esistenziali dell’individuo, pertanto va approfondita partendo proprio dallo scenario umano condiviso da tutti.
L’alleato migliore per perseguire la gestione efficace dello stress è il corpo: il nostro corpo è lo strumento per mezzo del quale possiamo agire nel mondo.
Perdere la dimensione corporea vuol dire restare intrappolati nella propria mente, nella dimensione rappresentativa dello spazio e del tempo che di per sé è condizione statica: spazio e tempo sono punti riferimento fra cui ci muoviamo, coordinate necessarie per la pianificazione delle azioni. Molti malesseri derivano una sorta di intrappolamento nelle categorie dello spazio e del tempo: si tratta di un’impostazione mentale orientata esclusivamente alla quantità e ciò comporta la perdita di contatto con la dimensione sensibile, con l’orientamento alla qualità, categoria privilegiata del movimento.
Di per sé il movimento vissuto è precognitivo, istantaneo e totalmente proteso all’atto in quanto tale. Per esempio: quando accarezzi tuo figlio sei totalmente immerso in quest’atto, è una dimensione qualitativa perché mentre lo fai non pensi alle modalità spaziali e temporali del tipo: “ora appoggio la mia mano sulla sua tempia, poi la sposto in basso sulla guancia, etc…; oppure, non programmi le carezze a tuo figlio, sono atti spontanei, li fai e basta!
L’esempio riportato, apparentemente banale, mette in evidenza come la dimensione dell’atto sia il fondamento costitutivo della vita vissuta. Spesso perdiamo questa consapevolezza a vantaggio esclusivo dell’efficienza, della competizione, delle categorie del Io vinco-Tu perdi tutte dipendenti dallo tempo e dallo spazio. Così restiamo intrappolati nella dimensione mentale e assoggettati dalle sue categorie: perdiamo il contatto vissuto con il corpo, perciò la dimensione dell’atto, dell’azione, da cardine fondamentale della vita vissuta diventa appendice automatica di riflessi condizionati e spesso frenata da un’eccessiva “attività” mentale. In questo senso, la gestione dello stress implica la disponibilità a rientrare in contatto con le dimensioni qualitative del vissuto: ritrovando connessione e sintonia con la sensibilità del corpo e la protensione verso le cose del mondo mediata dalle sue sensazioni, le azioni diventano atti intenzionali vissuti. Perciò, più che dall’elaborazione cognitiva del pensiero, se vogliamo gestire lo stress, il dolore, la sofferenza, è necessario riappropriarsi del dialogo sensibile con il corpo, smettendo di dare spazio esclusivo alla dimensione mentale, utile per organizzare, pianificare e gestire gli impegni in modo efficiente ma non per gestire lo stress in modo vivo e creativo.
Di norma noi esseri umani agiamo in questo modo: pensiamo, ragioniamo, valutiamo in base alle nostre rappresentazioni mentali, atteggiamenti, credenze e convinzioni; spesso utilizzando esclusivamente parametri di valutazione esterni (degli altri…) oppure forti costrutti interni, credenze che abbiamo maturato nella nostra esperienza. Poi, alla meno peggio, agiamo cercando di seguire rigorosamente la scaletta mentale dettata dai nostri credo. Di per sé questo modo di operare va bene, ma come abbiamo visto, diventa un problema quando pervade ogni nostra attività eclissando la dimensione sensibile della corporeità: operare esclusivamente come un calcolatore, anche amorevole, comporta la perdita della connessione con la vita vissuta e, fino a prova contraria, la Vita si Vive attraverso il corpo vissuto nella pienezza delle sue sensazioni percettive, gradevoli e sgradevoli. Infatti, esiste un altro modo di agire, simile a quello dei bambini, in cui il corpo e le sue sensazioni sono il cardine del processo di conoscenza e allo stesso tempo dell’azione. In quest’altro scenario si agisce ascoltando le sensazioni soggettive riportate dalla percezione corporea: tutto, sensazione e azione, avviene all’unisono e nel mentre si impara. Lo sport può aiutare a capire meglio il concetto: quando si impara un gesto atletico, tipo calciare una palla, il modo migliore di farlo è semplicemente farlo, come succede con i bambini: gli si dà la palla lasciando a loro la libertà di esprimersi e di colpirla come meglio sentono; al massimo gli facciamo vedere come si può calciare, ma poi lasciamo a loro la libertà di fare l’esperienza e così imparano con il corpo, non con la testa. Per fortuna raramente ci sono genitori che agiscono all’inverso, del tipo: prima ti spiego come calciare, le tecniche di tiro con l’interno o l’esterno del piede, la tattica del dribbling etc… Semplicemente, l’atteggiamento spontaneo e naturale, vivo, è prendere la palla darla al bambino e lasciarlo giocare. Riappropriarsi di questa modalità è il modo migliore per reimparare a gestire lo stress attraverso atti protesi alle soluzioni, alla libertà di azione, di scelta; e allo stesso tempo per liberarsi da certi malesseri come l’ansia per esempio, riconquistando il contatto con la propria corporeità vissuta. La corporeità vissuta si esprime al massimo nella dimensione del Gioco: qual’è stata l’ultima volta che hai Giocato? Intendo per conto tuo, facendo qualcosa di Giocoso in cui il corpo è protagonista del processo conoscitivo e non l’acquisizione di nozioni…
GESTIONE DELLO STRESS, DECISIONI E COME RISOLVERE I PROBLEMI
I problemi sono vincolati dalla dimensione spaziale e temporale, indicano delle coordinate su cui dobbiamo agire per risolverli. Per agire e necessario introdurre un atto, un movimento proteso verso la direzione dettata dalle coordinate del problema ma prima filtrate dalla sensazione percettiva del corpo vissuto. Uno studio scientifico ha rilevato una tipologia di parametri da considerare durante i processi decisionali:
Lo psicologo sociale Ap. Diksterhuis ha scoperto che la complessità di una decisione, è ciò che detta quando conviene meditare e quando intuire.
Quando ci sono molti elementi in gioco, cioè quando la scelta possiede un indice di complessità elevato, la decisione intuitiva è molto più efficace della scelta deliberata, pensata e ponderata.
Un problema comporta inevitabilmente una decisione e ciò implica un certo grado di stress. lo studio di Diksterhuis [clicca qui per leggere l’abstract della ricerca] mette in evidenza come il grado di complessità di un problema/scelta sia di per sé un parametro importante per comprendere quando affidarsi all’intuito e alla sensazione viscerale corporea. Si tratta di una preziosa indicazione per gestire efficacemente lo stress decisionale: in sintesi si è riscontrato che nelle decisioni complesse come ad esempio la scelta di una casa, un automobile o decisioni relative alla propria vita lavorativa o affettiva, affidarsi all’intuito garantisce maggiori probabilità di fare la scelta giusta. La cosa paradossale è come, al contrario, nelle decisioni ordinarie del tipo scegliere un dentifricio o la cena al ristorante si rivela più favorevole scegliere in modo ragionato e attendo, valutando razionalmente tutte le possibilità potenziali.
La dimensione dell’intuizione è precognitiva, vale a dire prima del pensiero e delle rappresentazioni mentali. Il fulcro dell’intuizione è la corporeità: il rapporto sensibile con il corpo ci predispone positivamente all’intuizione. Ricordi? Anche il movimento, inteso come movimento vissuto, è precognitivo. Pertanto la dimensione sensibile data dalla corporeità è fondamentale per accedere al’intuito.
Molti dei nostri problemi derivano da una pessima sintonia con noi stessi, col nostro corpo: siamo molto bravi a parlare di massimi sistemi, di come faremmo quella cosa e quell’altra se fossimo al posto dell’altro, poi ci pietrifichiamo se qualcuno ci domanda: quali sono i tuoi bisogni? Cosa senti in questo momento? Cosa Vuoi veramente?
Imparare ad ascoltarsi è dunque fondamentale, non si può parlare di gestione dello stress senza considerare seriamente la dimensione sensibile del rapporto con se stessi. Siamo tutti diversi e ciò implica uno scenario di prospettive infinito: ogni essere umano ha dentro di sé un mix di bisogni autentici che ne determinano l’unicità. Per questo motivo è importante fare periodicamente un automonitoraggio dei propri bisogni, di quello che si vuole veramente in un dato momento della vita, facendo attenzione a discernere fra quello che vuoi Tu e quello che gli altri dicono dovresti volere… Capisci la differenza? Per fare questo è necessario imparare a dialogare con il proprio corpo, a sentire i suoi messaggi percettivi, la sua visceralità.
Corpo, movimento e azione sono intimamente connessi con spontaneità, gioco, sentimento e intuizione; perciò, se vuoi gestire i tuoi stress riappropriati della tua dimensione corporea, muoviti, agisci: usa le mani e gioca, non devi per forza fare uno sport puoi imparare a cucinare, modellare, scolpire o semplicemente “toccare il modo e manipolarlo per gioco”; l’intuito tornerà vivo in Te, e non avrai bisogno di nessuno se non del tuo corpo per gestire lo stress.
Mentre scrivo mi è venuto in mente la scena di un film che rende molto bene questo concetto: “La leggenda di Bagger Vance”, ti consiglio di guardarlo questo film, con molta attenzione perché è ricco di spunti molto utili. [clicca qui per vedere la scena che mi è venuta in mente]
Nel prossimo articolo andremo ad approfondire i bisogni fondamentali dell’essere umano.
PICCOLO ESERCIZIO PRATICO PER GESTIRE MEGLIO LO STRESS
Adesso prenditi dieci minuti: respira profondamente, procurati un foglio e una matita, poi scrivi il maggior numero di bisogni/voleri che ti vengono in mente, fallo velocemente senza pensarci troppo, evita di pensare ai tuoi bisogni ma Senti i Tuoi Bisogni. Fallo da solo, senza coinvolgere nessuno. Si tratta di un Tuo Momento, Intimo e Personale. Prendi la matita e lascia che sia il corpo e le tue mani a scrivere!
Bene, allora Cominciamo?!
Ok, ti do un piccolo incipit:
oppure
- Io Sento il Bisogno di ….
Buon Lavoro.
articolo di:
Fabio Valenzisi
Articoli precedenti di approfondimento sullo stress:
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo è bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
Se desideri essere messo in contatto con un medico specializzato in medicina integrata e olistica, uno dei nostri kinesiologi o direttamente con l’autore contattaci, saremo lieti di consigliarti gratuitamente sui professionisti della nostra rete di contatti.
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