

Fonte: Bottaccioli F, Bottaccioli AG Pnei e scienza della cura integrata. Il Manuale, Edra, Milano. L’articolo riprende in larga misura informazioni contenute alle pp. 248-250.
Per gentile concessione dell’Editore e degli Autori.
Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano la profonda influenza della condizione psichica individuale sulla salute umana e di quanto questa condizione sia influenzata dal contesto socio-ambientale. In fondo, quello che ci passa per la testa sorge da un contesto ambientale e sociale: la famiglia dove siamo cresciuti, gli studi, le amicizie, il lavoro, l’amore, la cultura locale e nazionale, il rapporto sociale con l’ambiente urbano e naturale; in estrema sintesi, dalle relazioni sociali.
Mai come oggi questi elementi importanti della vita umana sono in pericolo, a causa del clima sociale in atto e delle scelte politiche adottate per il contenimento dell’epidemia influenzale che ha travolto inaspettatamente la vita di ognuno, generando un senso di allarme e urgenza per certi versi comprensibile, ma che purtroppo sta favorendo la tendenza dell’individuo a sottovalutare la sfera psichica e relazionale, già di per sé trascurata anche prima dell’epidemia.
Dopotutto siamo alle solite, la “macchina corpo” viene sopravvalutata e posta al centro della salute, come se essa dipendesse soltanto dai potenziali danni patogeni di agenti nocivi esterni: ci si preoccupa della “macchina” ma non del “guidatore” che dovrebbe condurla. Eppure, l’essere umano è un’animale sociale e il suo equilibrio di salute e benessere dipende tantissimo dall’armonia fra la sfera interiore e quella ambientale, “forse” molto più di quello che si crede.
La relazione equilibrata con sé stessi e il mondo determina profondamente il nostro stato di salute. Se l’ambiente è ostile o percepito come tale stiamo male, e come ogni essere vivente rispondiamo a questa ostilità con l’impulso innato ad allontanarci dalla fonte di disagio. Purtroppo, non è sempre possibile prendere facilmente le distanze dalle situazioni ostili. Ecco perché è molto importante imparare a conoscere e a rapportarsi con la propria interiorità psichica ed emotiva, e saperla gestire: solo in questo modo è possibile rispondere adeguatamente alla paura e allo stress derivato da situazioni contrarie al naturale stato di benessere, trovando soluzioni appropriate per rendere il proprio ambiente relazionale il più favorevole possibile ai naturali bisogni umani. Anche nelle situazioni di urgenza, reali o presunte che siano.
L’IMPORTANZA DELLE RELAZIONI SOCIALI
Le relazioni sociali stanno alla base della salute e del benessere di ognuno di noi; esse si strutturano all’interno di un sistema ecologico che, stando all’etimologia della parola “ecologia”, il suo significato contiene sia i sistemi naturali sia la nostra casa e quindi lo spazio urbano in cui viviamo. Urbano perché ormai la stragrande maggioranza delle persone dei paesi cosiddetti sviluppati vive nelle città, più o meno grandi.
Bisogna rendersi conto che il forte cambiamento del rapporto fra individuo e ambiente urbano, avvenuto circa negli ultimi trent’anni, ha condizionato moltissimo i nostri contatti sociali e il rapporto col nostro ambiente. L’affermazione dei centri commerciali come luogo di impiego del tempo libero ne è un esempio, essa ha liso il tessuto dei nostri rapporti e degli importanti stimoli cognitivi che l’ambiente urbano può offrire: molti non si incontrano più nelle piazze delle città ma nei centri commerciali, così le relazioni umane hanno perso la loro caratteristica ecologica di incontro fa compaesani che comunicano nella quiete di luoghi urbani adeguati, instaurando rapporti intersoggettivi stimolanti; nel centro commerciale la relazione è priva del suo attributo di incontro ed è diventata un cacofonico “scontro” fugace fra consumatori distratti dall’affollamento, dal consumo e dal casino condensato del centro commerciale.
Per capirci meglio: sedersi ai piedi della statua di Girolamo Savonarola, conversando vicino al Castello Estense di Ferrara con la gente a passeggio su e giù per Corso Martiri della Libertà, non ha gli stessi effetti psichici di camminare da soli o in coppia guardando le vetrine di negozi tutti uguali in centri commerciali affollati e prodotti in serie.
La consapevolezza di questi fatti dovrebbe essere sufficiente a far scattare in ognuno il desiderio di prendersi cura seriamente della propria vita psichica e di relazione, ricercando nel proprio ambiente i luoghi e contesti ecologicamente adatti che non solo salvaguardano il benessere psichico, ma ne favoriscono lo sviluppo, il potenziamento e il mantenimento in salute.
Ovviamente la questione non gira solo attorno al contesto dei centri commerciali. Anche se basterebbe ridurre in modo significativo la permanenza al loro interno, a vantaggio del contatto sano con il buono che gli ambienti urbani possono offrire, come parchi e aree verdi; oppure, per i più temerari, aumentare le gite in campagna e nelle zone naturali. Ma purtroppo, anche le zone verdi urbane tendono a diminuire: scarsità più meno marcata di vegetazione e di ambienti non cementificati. Gli effetti sulla salute di questa condizione, a partire da quella dell’infanzia, sono stati riassunti da alcuni ricercatori in una nuova “sindrome”, definita “sindrome da carenza di natura”; ciò ha portato alla promozione di un’iniziativa che negli Sati Uniti ha coinvolto medici di base e pediatri che “prescrivono” il parco ai loro pazienti, grandi e piccoli [1].
I bambini, in particolare, se frequentano scuole in edifici ubicati nelle vicinanze di un parco, migliorano la loro maturazione cognitiva, come risulta da uno studio realizzato a Barcellona che ha coinvolto 2593 bambini di seconda, terza e quarta elementare. I ricercatori del Centro di ricerche epidemiologiche ambientali del capoluogo catalano hanno testato lo sviluppo della memoria di lavoro e delle capacità attentive di questi bambini ogni tre mesi nell’arco di un anno. Al temine della ricerca, il maggiore sviluppo cognitivo era riscontrabile nei bambini che, in particolare a scuola, vivevano una condizione di maggior accesso al verde della natura, sia come visione sia come fruizione esperienziale vissuta. I ricercatori attribuiscono questi risultati sia all’azione benefica del verde sia – sulla base di altri studi – ad altri molteplici fattori elencati qui sotto:
I benefici della frequentazione dei parchi in città
Protezione
La vegetazione protegge. Gli alberi possono ridurre la diffusione dell’inquinamento aereo, bloccano la dispersione degli inquinanti rimuovendoli dall’aria. Inoltre riducono la temperatura d’estate.
Rasserenamento
I ruscelli, i laghetti e, in generale i bacini d’acqua rappresentano luoghi tranquillizzanti e piacevoli, in cui è possibile riposare la vista, ristorare l’udito e calmare la mente.
Cognizione
Vivere nelle vicinanze o comunque frequentare abitualmente spazi verdi aumenta l’autocontrollo, riduce i problemi comportamentali, migliora il rendimento scolastico e migliora la cognizione sia di studenti di tutte le età sia di adulti e anziani.
Socializzazione
Lo spazio verde favorisce le relazioni tra parenti e amici, promuove nuove conoscenze e, in particolare per i bambini, induce all’apertura verso le novità umane, animali, vegetali e ambientali in genere.
Attività fisica
Quella all’aperto è indiscutibilmente la migliore forma di attività fisica, compatibilmente con la vicinanza del parco ed aree urbane particolarmente inquinate.
Salute umana e salute ambientale
La cura e la frequentazione degli spazi naturali favoriscono la salute umana direttamente, tramite la riduzione dell’inquinamento e la promozione di attività fisica e di relazioni sociali; inoltre la favoriscono indirettamente, migliorando la visione umana del mondo e quindi della casa comune dell’umanità.
Alla luce di questi fatti possiamo facilmente renderci conto dell’importanza vitale che ricopre l’ambiente naturale e sociale per la nostra salute (anche se, a mio avviso, non serve una fonte scientifica per intuire l’importanza di tutto questo; ma forse sopravvaluto l’intelletto umano medio).
In un momento dove sembra ragionevole dover rinunciare al contatto ambientale e umano per il “bene comune”, chiediamoci se sia davvero una scelta sensata abbandonare questi bisogni umani; o se invece non sia una reazione meccanica primitiva mossa dalla paura che, come tutte le reazioni impulsive manca di lungimiranza: favorendo scenari nefasti per la nostra salute, strutturando assetti sociali disfunzionali, abitudini disumane e atteggiamenti innaturali di cui presto o tardi, noi e le prossime generazioni, pagheremo sicuramente il caro prezzo se non iniziamo a prendere in seria considerazione il nostro benessere psichico e socio-ambientale.
“Forse”, vale la pena fermarsi a riflettere, riconsiderando le nostre priorità vitali, non vi pare?
Articolo di:
Fabio Valenzisi
Riferimenti scientifici:
[1] Just What the Doctor Ordered: Using Parks to Improve Children’s Health
[2] Green spaces and cognitive development in primary schoolchildren
Bibliografia essenziale:
– F. Bottaccioli – A. G. Bottaccioli, “Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata” (Pg. 248 -250); Ed. Edra.
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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