
Il sovraspinato assiste il muscolo deltoide nell’abduzione dell’omero, il movimento di allontanamento del braccio dal corpo, ed è il motore primario di tale movimento. Fa parte della cuffia dei rotatori, pertanto ricopre un ruolo importante nella stabilizzazione della spalla: aiuta l’articolazione della spalla a restare in posizione. Per questo motivo è un muscolo da tenere in seria considerazione nei problemi della spalla: la correzione kinesiologica del sovraspinato è efficace nella risoluzione dei disturbi di limitazione dei movimenti di abduzione del braccio come succede nella sindrome della spalla congelata e nella maggior parte dei problemi alle spalle correlati a difficoltà e/o dolore durante il movimento.
DESCRIZIONE ANATOMICA DEL MUSCOLO SOVRASPINATO
Il muscolo sovraspinato origina dalla fossa sovraspinata della scapola. Proiettandosi verso l’esterno, passa sotto l’articolazione acromio-clavicolare e sopra l’articolazione scapolo-omerale e attraverso le sue fibre che viaggiano lateralmente si inserisce tramite uno spesso tendine sulla faccia superiore del grande tubercolo dell’omero; parte di questo tendine si fonde anche con la capsula dell’articolazione gleno-omerale. È un muscolo scheletrico bipennato di conformazione spessa e fa parte della cuffia dei rotatori. Si trova nella proiezione anteriore profonda rispetto al muscolo trapezio superiore, sotto la fascia sovraspinata.
AZIONE E FUNZIONI DEL SOVRASPINATO
Abduce il braccio ruotandolo in fuori, cooperando con il deltoide nel movimento di abduzione del braccio e mantenendo l’omero nell’incavo della spalla. Esercita una modica azione extrarotatoria.
Contribuisce alla stabilità dell’articolazione della spalla: è uno dei quattro muscoli della cuffia dei rotatori, gli altri tre muscoli sono il sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare. Questi muscoli lavorano insieme per stabilizzare l’articolazione gleno-omerale, tenendo la testa dell’omero nella fossa glenoidea della scapola, durante i movimenti del braccio.
TEST KINESIOLOGICO DEL MUSCOLO SOVRASPINATO
- Posizione del test: è possibile effettuare il test del sovraspinato con il soggetto in piedi, seduto o supino. Qui di seguito descriviamo la modalità in posizione supina.
- Test kinesiologico: il soggetto distende completamente il braccio, abducendo e flettendo l’omero a circa 15°/20° rispetto al piano ascellare. Il kinesiologo prende contatto sulla superficie posteriore dell’avambraccio appena al di sopra del polso; mentre con l’altra mano stabilizza la superficie posteriore della spalla ipsilaterale e applica una spinta verso il corpo del soggetto, in direzione dell’anca opposta.
- Errori comuni: eccessiva abduzione e/o flessione del braccio; gomito non completamente disteso; applicazione della pressione sulla mano del soggetto anziché al di sopra del polso; stabilizzazione del soggetto insufficiente e/o inadeguata; applicazione della forza da parte dell’operatore eccessiva o inadeguata alle caratteristiche psicofisiche della persona. Possibili problemi al gomito, come le tendiniti, possono alterare il test con risultati inadeguati; pertanto è necessario tenerne conto per evitare di eseguire il test senza le dovute informazioni sullo stato di integrità delle strutture coinvolte.
SEGNI DI DEBOLEZZA DEL MUSCOLO SOVRASPINATO
Braccio, avambraccio e mano sono rivolti verso l’interno, il palmo è rivolto all’indietro. Se estremamente debole, il soggetto inclinerà lateralmente il tronco per dare inizio all’abduzione del braccio.

Sovraspinato: dolore riferito
DOLORE RIFERITO
Questo muscolo è sempre sotto contrazione per mantenere l’omero nella cavita glenoidea. Il dolore può manifestarsi durante l’abduzione del braccio o quando si abduce il braccio dietro la schiena. Quando stirato, il soggetto afferma che il dolore è superficiale.
Nello specifico, in presenza di condizioni dolorose associate al sovraspinato, il dolore è riferito sull’area coperta dal deltoide. Irradiazione leggera sul muscolo sovraspinato che si estende alla faccia laterale del braccio fino a metà avambraccio e oltre. Opportuno controllare anche: tutti gli altri muscoli della cuffia dei rotatori, muscolo pettorale clavicolare, sternale e piccolo pettorale; deltoide, coracobrachiale, gran dorsale, muscolo trapezio, elevatore della scapola, grande rotondo, succlavio, romboide, estensori del collo.
In certi casi può essere coinvolta anche la zona del gomito sull’epicondilo laterale dell’omero e/o della faccia laterale del radio verso l’area del polso in direzione dell’osso scafoide. In questo caso controllare anche i muscoli: tricipite, bicipite, supinatore, pronatore rotondo e quadrato, brachioradiale, flessori del collo.
CORRELAZIONI SITEMICHE E SIGNIFICATI CLINICI DEL MUSCOLO SOVRASPINATO
Il sovraspinato è coinvolto nelle problematiche della spalla, sia in presenza di dolore che di limitazione dei movimenti; per esempio nella capsulite adesiva, conosciuta comunemente come “sindrome della spalla congelata”, questo muscolo è fra le strutture principali da considerare (assieme al m. sottoscapolare). Ad ogni modo, qualunque difficoltà o limitazione di movimento della spalla, con o senza dolore, coinvolge direttamente o indirettamente il sovraspinato: difficoltà a sollevare il braccio e a tenerlo sopra il piano orizzontale, crepitii e rigidità all’articolazione della spalla, irradiazioni dolorose al braccio.
Nelle situazioni più gravi possono verificarsi lesioni all’origine e/o all’inserzione, come accade nella sindrome della cuffia dei rotatori.
La sua debolezza ricorrente può favorire fenomeni traumatici di lussazione della spalla.
PRINCIPALI RIFLESSI, ASSOCIAZIONI E FATTORI TECNICO-OPERATIVI DEL M. SOVRASPINATO IN KINESIOLOGIA
- NEUROLINFATICI:
- Anteriore: sopra il processo coracoideo, nel solco deltoido-pettorale.
- Posteriore: dalla base del cranio, lamina di C1.
- NEUROVASCOLARI: Bregma ed Eminenze frontali.
- MERIDIANO: Vaso Concezione.
- PUNTO DI ALLARME: VC 24.
- PUNTO ASSOCIATO: V 17 tra T8 e T9.
- ORGANO/GHIANDOLA: Cervello.
- NUTRIZIONE: proteine, aminoacidi, fosfolipidi, lecitine, RNA (acido ribonucleico).
- FATTORI FUNZIONALI E CORRELAZIONI SPECIFICHE IN KINESIOLOGIA:
- Diaframma cerebellare.
- Sublussazione dell’Atlante.
- Muscoli cibernetici.
- Area masticatoria.
- Riflessi trigeminali.
- COMPETENZE FISICHE DELL’APPRENDIMENTO:
- Dimensione della lateralità.
- Comunicazione ed elaborazione.
- Aree cerebrali: neocorteccia e corteccia prefrontale.
VERTEBRE ASSOCIATE AL MUSCOLO SOVRASPINATO
Il sovraspinato è correlato all’intero tratto cervicale, al cranio e all’area stomatognatica – cranio, mandibola, tratto cervicale e clavicolare –. In particolare le vertebre associate sono C4 – C5 – C6, aree vertebrali di innervazione e possibile sublussazione.
- Espressività emozionale correlata al tratto vertebrale cervicale: l’espressione rilassata delle nostre azioni intenzionali e la consapevolezza equilibrata di sé sono correlate al tratto vertebrale cervicale. Questo stato emozionale pone le condizioni ottimali per agire in accordo con sé stessi, senza nessuna reazione difensiva automatica dei muscoli del collo: sappiamo dire “no” quando è “no”, e dire “si” quando è “si”. Liberi da ogni fardello dal passato siamo in grado di esprimerci liberamente nelle situazioni della vita, con assertività e capacità di focalizzare la nostra attenzione sulle scelte e gli obiettivi che ci attraggono: ci sentiamo e siamo all’altezza delle situazioni, in piena armonia con i nostri scopi autentici. Tali condizioni favorevoli agiscono in reciproco accordo: il tratto cervicale libero e armonico ci consente di esprimerci rilassati e in piena consapevolezza di noi stessi; allo stesso tempo, la capacità di essere rilassati e di esprimersi liberamente, nella piena consapevolezza misurata di Sé – ci sentiamo e siamo all’altezza consci sia dei nostri limiti che dei nostri potenziali – favorisce la funzionalità ottimale del tratto cervicale.
- Condizioni di inespressività che mettono in squilibrio il tratto vertebrale cervicale: quando i nostri vissuti diventano fardelli insostenibili entriamo in uno stato percettivo in cui sentiamo di non poter scegliere nulla di diverso da ciò che già conosciamo: temiamo ogni novità come ogni prospettiva di cambiamento e per questo li escludiamo a priori, in modo automatico e reattivo. Tale condizione comporta un tipo di stress che fino a quando non riusciamo a gestirlo alimenta negativamente il riconoscimento di noi stessi, mantenendo attivo uno stato di ipervigilanza che nutre le nostre paure di dire no, di non farcela, di esprimerci e di sentirci all’altezza; in queste condizioni di stress emotivo diventiamo ansiosi, e la rabbia si alterna al senso di colpa influenzando la percezione del mondo e condizionando fortemente le nostre scelte e le capacità di apprendere nuove modalità di pensiero e comportamento: di immaginare e perseguire nuovi percorsi di vita ed esperienze. In questo stato il tratto cervicale risponde di riflesso esprimendo tensioni muscolari e atteggiamenti automatici di protezione: i muscoli diventano rigidi e cosi anche la nostra capacità di pensiero si irrigidisce, tutto a scopo difensivo per “proteggerci” dalla sofferenza, presunta, percepita nei confronti del cambiamento o nelle novità. Un circolo vizioso dove non c’è distinzione fra l’origine emotiva e quella fisica, tutto avviene all’unisono. Lo scenario vissuto, in queste condizioni, diventa: “mi piacerebbe agire in quella direzione ma…non mi sento all’altezza”, ogni “ma” – o “però” – è il centro dell’inespressività, un blocco alle azioni intenzionali spontanee: sentiamo cosa vorremmo ma allo stesso tempo siamo convinti di non possedere le risorse per superare e/o gestire la cosa. Fatichiamo a riconoscerci per come siamo, per questo motivo abbassare la guardia ed esprimerci liberi da ogni tensione e/o convinzione limitante viene percepito come uno stress più grande del disagio stesso. Il circolo vizioso somato-epressivo è attivo e va spezzato il prima possibile.
- Queste correlazioni pongono l’accento sull’utilità di saper ascoltare le proprie tensioni, in questo caso quelle del tratto cervicale: ogni problema in quest’area, resistente al miglioramento, può essere indice di tensioni accumulate dallo stress relativo all’inespressività; ovvero, cariche tensionali emotive localizzate nel collo generate dalla tendenza a trattenere la nostra intenzionalità spontanea. Tutto ciò limita fortemente la capacità di esprimere noi stessi, guardare e considerare possibilità differenti, apprendere cose nuove e utili per la nostra vita. Ed è molto comune provare dolore e tensione in questa zona proprio quando abbiamo espresso le nostre intenzioni: quando per un momento siamo stati in grado di fare quello che avremmo voluto fare da sempre, lasciando esprimere la nostra spontaneità.
Pertanto, il trattamento dell’area cervicale con le adeguate metodologie di correzione, a partire dal sovraspinato, può migliorare stati ricorrenti di cervicalgia, torcicollo, tensione e rigidità resistenti ai rimedi ortodossi, focalizzati esclusivamente solo sulla struttura o solo sulla mente. Cosa c’è di diverso nell’approccio kinesiologico di correzione dell’equilibrio del sovraspinato? Il fatto di agire sulla liberazione delle cariche tensive ed energetiche inespresse, affinché il corpo – Tu – possa ricalibrare facilmente le proprie risorse e finalmente esprimere l’inespresso trattenuto in Te – corpo vissuto, vivente e vitale.
CORRELAZIONI EMOTIVO-COMPORTAMENTALI DEL MUSCOLO SOVRASPINATO
Il sovraspinato rappresenta la capacità di progettare ed elaborare gli obiettivi. Di programmare il futuro con intenzionalità: saper guardare al futuro e immaginarlo, allo scopo di concepire azioni, progetti, soluzioni e alternative; nello specifico per quanto riguarda l’iniziativa intenzionale. Il muscolo inizia i movimenti di apertura delle braccia, perciò ogni correlazione va interpretata sulla base di questo aspetto funzionale di base; soprattutto per l’analisi espressiva che vedremo nel dettaglio più avanti, in questo articolo.
Correlato alla creatività e alle facoltà di apprendimento: apprendere nuove informazioni per cambiare, arricchire e/o ricalibrare la percezione della propria realtà/mondo.
Nelle arti kinesiologiche applicate si è osservata la correlazione del sovraspinato con il cervello, in particolare con le funzioni consce associative delle aree prefrontali. Tale relazione è da considerare nei termini espressivi ed energetici e no di certo nei termini di alterazioni patologiche; ad ogni modo la debolezza kinesiologica di questo muscolo può indicare affaticamento mentale, specie nei soggetti che pensano molto e/o svolgono lavori intellettuali; o nelle attività in cui non è necessario un grande impegno muscolare, come per esempio stare molto tempo alla guida o al computer. Tali attività implicano quel tipo di impegno cerebrale che può portare squilibrio al sovraspinato e a tutte le aree ad esso correlate.
I bambini – ma anche gli adulti – con difficoltà di apprendimento possono presentare indici di squilibrio di questo muscolo, pertanto possono trarre beneficio da adeguate procedure kinesiologiche di riequilibrazione del sovraspinato, associati alle metodologie di kinesiologica educativa.
Inoltre, secondo le osservazioni empiriche adottate in kinesiologia il sovraspinato è correlato all’ansia e allo stress emotivo: la correzione e il bilanciamento ricorrente di questo muscolo, con le adeguate applicazioni metodologiche, può rivelarsi molto utile nel miglioramento di queste condizioni di squilibrio e malessere.
CORRELAZIONI ESPRESSIVE DEL MUSCOLO SOVRASPINATO
Il sovraspinato svolge la funzione di primo motore dei movimenti di apertura delle braccia – abduzione – pertanto la sua espressione dinamica nel movimento intenzionale si manifesta nell’iniziativa. Ovvero in tutte le piccole azioni necessarie per intraprendere un movimento, un’attività o un progetto. Il sovraspinato risente dello stress legato alla difficoltà di iniziare un’attività che sappiamo essere utile per noi, ma di cui temiamo le conseguenze; oppure nelle situazioni dove ci sentiamo così affaticati da perdere l’entusiasmo per iniziare nuove attività, relative a progetti o obiettivi che ci attraggono. Nei casi più complessi, il sovraspinato può entrare in squilibrio quando non si prova più attrazione per le “cose del mondo” e ci sentiamo incapaci di iniziare attività nuove, di scegliere e/o creare percorsi di vita diversi; e nonostante tutto continuiamo a vivere nella ripetizione, svolgendo attività – che spesso non apprezziamo – in modo meccanico e prive di qualsiasi autentico interesse per noi.
Analizzando l’espressività correlata al sovraspinato possiamo, a titolo indicativo, rilevare movimenti gestuali semplici o complessi che, quando trattenuti da cariche inespressive, possono creare terreno fertile per problematiche dolorose delle spalle e del collo:
- Abbracciare: trattenersi dal voler abbracciare qualcuno, per esempio, caratterizza la difficoltà di iniziare il gesto aptico più peculiare delle relazioni intime: l’abbraccio. Abbracciare significa saper accogliere, “ap-prendere l’Altro”. Pertanto, in senso traslato tale atteggiamento inespressivo si riferisce, oltre alle relazioni interpersonali, anche a situazioni come “abbracciare un obiettivo”; “abbracciare uno scopo”; “abbracciare gli elementi di una situazione”; “abbracciare un argomento”. Va precisato che il “meccanismo” che innesca la tensione inespressiva a questo livello, è percettivo: in parte coscio e “inconscio”. La componente conscia si attiva quando ci tratteniamo dal fare qualcosa che sappiamo/sentiamo di voler fare, come ad esempio sentire di voler abbracciare un genitore o il partner trattenendosi dal farlo, per timore di “non si sa bene cosa”. Percepiamo chiaramente l’impulso ad agire ma lo tratteniamo.
La componente “inconscia” (utilizziamo la parola inconscio per facilità di comprensione, perché in realtà si tratta di percezione biologica pura, primaria, preriflessiva), si innesca in relazione a situazioni percepite come pericolose per la nostra sopravvivenza, al di là della consapevolezza: in questo senso, la nostra percezione soggiacente al nostro conscio (percezione biologica primaria) percepisce l’abbraccio come qualcosa di pericoloso. Magari riguardo alle conseguenze possibili legate a questa azione in termini di contatto o invasione del proprio spazio territoriale prossemico.
Il vissuto emotivo e la storia esperienziale giocano un ruolo centrale, perché costituiscono quell’insieme di strategie di sopravvivenza o evitamento, di situazioni pericolose o sofferenze, acquisite nel tempo e radicate come schemi primari di sopravvivenza che si attivano, tramite routine comportamentali, in automatico; al di fuori della nostra dimensione conscia. Tutto questo vale per ogni altra azione gestuale analizzata nei punti di seguito!
Mettiamo in evidenza un fatto: in questo “gioco” di “espressività inespressa” gli aspetti percettivi inconsci e quelli cosci sono in stretta relazione fra loro. Inoltre, per dovere di chiarezza, rimarchiamo che il concetto di inconscio dal punto di vista kinesiologico viene meglio definito con la parola “preriflessivo”: prima di ogni nostra riflessione cognitiva conscia e/o ragionamento.
- Salutare: trattenere l’impulso espressivo del voler salutare qualcuno e/o percepire come pericoloso il contatto potenziale, dato dal saluto, con l’Altro. Qui siamo in presenza della difficoltà ad iniziare un gesto emblematico della comunicazione non verbale: alzare il braccio per salutare qualcuno, implica attirare l’attenzione dell’Altro su di sé con tutte le dinamiche correlate al vissuto emotivo e storico esperienziale, che hanno sfumature percettive consce e preriflessive totalmente uniche e personali; e possono innescare meccanismi di risposta automatici fuori dalla nostra sfera conscia: ruotine comportamentali automatiche che bloccano l’espressività spontanea come strategia di protezione nei confronti di situazioni percepite come pericolose per la nostra sopravvivenza.
- Afferrare: in questo caso siamo in presenza della difficoltà di iniziare il movimento per prendere o afferrare qualcosa o qualcuno. Anche qui le sfumature sono veramente tante e sempre personali. La chiave di lettura rimane sempre quella relativa al trattenersi dall’esprimere un gesto che intimamente vorremmo fare: in questo caso quello di afferrare qualcosa o prendere qualcuno per portarlo verso di noi. Il perché è irrilevante, potrebbe essere per un desiderio di vicinanza o di rivalsa; oppure, riguardo alle cose, per il desiderio di possedere o utilizzare qualcosa. Il binomio percettivo e sempre desiderio/minaccia, in parte conscio e in parte preriflessivo: ad esempio la percezione preriflessiva di pericolo riguardo alla possibilità di muoversi per prendere/afferrare: “se mi muovo posso soffrire e trovarmi in pericolo, quindi meglio trattenersi e stare fermo”; “prendere/afferrare quella cosa, persona, occasione può fari soffrire, quindi evito, mi trattengo e sto fermo”.
- Alzare la mano: trattenersi dall’attirare l’attenzione quando allo stesso tempo vorremmo esprimerci. Un esempio caratteristico, ma no di certo esauriente, è quello dell’alunno che blocca l’impulso espressivo di porre una domanda al professore, ma si trattiene perché teme il giudizio dei compagni o di dire qualcosa di stupido; allo stesso modo quando si trattiene dall’alzare la mano per rispondere a una domanda di cui conosce benissimo la risposta. In senso traslato, siamo in presenza di un gesto emblematico collegato all’attirare l’attenzione su di sé allo scopo di stabilire contatto con l’Altro, o di emergere rispetto agli altri. Anche qui valgono allo stesso modo tutti i riferimenti descritti nel primo punto: percezione relativa al vissuto emotivo ed esperienze connesse alla carica conflittuale fra desiderio/minaccia.
- Aprire le spalle: chiudersi o raggomitolarsi su se stessi quando invece si vorrebbe tanto aprirsi al mondo, affrontare la vita di petto e con coraggio, “guardandola negli occhi”. Questa è la condizione inespressiva collegata all’aprire le spalle e di conseguenza il torace, alzando lo sguardo: il punto centrale, relativo sempre al nostro muscolo sovraspinato, è iniziare il movimento. La carica inespressiva legata al conflitto percettivo di desiderio/minaccia, impedisce di esprimersi fluidamente in questo gesto di portamento: caratteristica di chi vive un senso di autoefficacia stabile, espresso dalla postura bene eretta e allo stesso tempo flessibile. Spalle aperte e petto ben esposto in avanti, portamento che rimanda alla sicurezza di sé e al sentirsi all’altezza. Quali rischi corri se apri le spalle, se ti apri al mondo?
Questa breve lista è un indicazione di massima. Più che esaustiva vuole essere un esempio sul come ragionare in termini espressivi: a partire dalla conoscenza dei movimenti fondamentali di un muscolo, si possono interpretare tutte le combinazioni possibili di movimenti espressivi. Ragionando sui gesti e le azioni connesse ai movimenti fondamentali a cui presiede qualunque muscolo: per alcuni muscoli ci saranno tante relazioni mentre per altri, quelli con funzioni poco articolate, le relazioni saranno di meno e sovrapposte a quelle di muscoli con raggi di espressività più ampi.
Le domande da porsi sono: quale azioni compie questo muscolo? Quali sono i movimenti principali in cui interviene? Quali sono i gesti espressivi a cui contribuisce? Il tutto nella consapevolezza che ogni muscolo agisce sempre in sinergia con gli altri, pertanto l’espressività correlata a un muscolo è sempre in stretta relazione con altri muscoli che contribuiscono all’espressione di un gesto, con sfumature differenti in termini di raggio d’azione, varietà e combinazione di movimenti per la costruzione di gesti e azioni intenzionali.
Articolo di:
Fabio Valenzisi
Bibliografia essenziale:
– D. S. Walters, DC. “Kinesiologia Applicata – Synopsis”; Ed. Castello.
– D. S. Walters, DC. “Kinesiologia Applicata – Vol 2”; Ed. Castello.
– David Leaf, “Kinesiologia applicata Flowchart Manual”; Ed. Catello.
– J. Thie, “Touch for health”; Ed. Red.
– R. Fiammetti, “Il linguaggio emozionale del corpo”; Ed. Lo Scarabeo.
– Complete Anatomy Software; 3D4Medical
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