La kinesiologia si distingue dalle altre discipline olistiche del benessere per il suo metodo di indagine e trattamento basato sul test muscolare kinesiologico, metodologia unica nel suo genere che permette l’accesso alla dimensione preriflessiva dell’Altro. Riguardo al test kinesiologico ci sono innumerevoli interpretazioni, tanto che molti approcci tecnici del benessere, anche non kinesiologici, sfruttano il potenziale di questo metodo allo scopo di arricchire le proprie applicazioni operative: di per se questo non costituisce un problema; il problema emerge quando si applica impropriamente il test kinesiologico per dimostrare qualcosa, per esempio sfruttando il test in modo improprio e inadeguato allo scopo di vendere qualcosa e/o convincere l’interlocutore ingenuo, attraverso dimostrazioni manchevoli e sensazionalistiche.
Tali abusi si verificano per diversi motivi: mancanza di programmi formativi coesi e condivisi dalle maggiori scuole di formazione in kinesiologia; assenza di un riconoscimento ufficiale unificato dei programmi base di formazione professionale del kinesiologo; ma soprattutto a causa dell’apparente semplicità di apprendimento ed esecuzione del test muscolare kinesiologico, il che induce molti ad usarlo senza l’adeguata preparazione e conoscenza: basta spingere su un braccio o tirare pollice indice e il gioco è fatto, posso sapere tutto di te. Pura illusione!
Alla luce di queste ambiguità, con questo articolo cercherò di chiarire meglio la verità sul test muscolare kinesiologico. Avverto il lettore sin da ora: questa lettura non sarà una passeggiata. Probabilmente solo il lettore dalla mente aperta e curiosa arriverà fino alla fine di questo lungo articolo; nella seguente esposizione tratterò argomenti complessi, allo scopo di sensibilizzare l’addetto ai lavori ad approfondire anche concetti originali, prima di tutto posti come spunto di ricerca, di riflessione e d’approfondimento. Invece, al lettore appassionato e curioso faccio l’invito di proseguire la lettura fino alla fine, sorvolando sui passaggi ostici per farsi un idea generale basata sulla sintesi intuitiva personale che emergerà al termine della lettura.
Sicuramente, questo articolo offrirà, sia al professionista kinesiologo sia all’inesperto curioso o appassionato della materia, interessanti spunti di approfondimento professionale e chiarezza sulla verità del test muscolare kinesiologico e sulla prospettiva della kinesiologia in generale.
Leggerai l’articolo fino alla fine? Bene allora, buona lettura. Cominciamo!
IL TEST MUSCOLARE KINESIOLOGICO: SPUNTI DI STUDIO E CHIARIMENTI ANALITICI
Prima di tutto è importante mettere in evidenza alcuni punti fondamentali:
- Considerare il test muscolare come una sorta di macchina della verità è improprio.
- Credere o far credere che il test muscolare sia infallibile e privo di errori è improprio.
- Occorrono molti anni per imparare ad applicare il test kinesiologico in modo adeguato.
- Il test muscolare è “operatore dipendente”: vale a dire che la sensibilità dell’operatore, la sua esperienza pratica sul campo e l’affinità che è in grado di stabilire col soggetto trattato incide drammaticamente sull’esito del test muscolare.
Questi quattro punti costituiscono una premessa generale fondamentale, allo scopo di inquadrare tale metodologia in modo serio: nella giusta prospettiva e consapevolezza delle adeguate modalità di applicazione del test kinesiologico, delle sue potenzialità e dei suoi limiti.
Pensare al test muscolare kinesiologico come strumento di precisione infallibile e/o scientifico, come molti improvvisati credono e/o tentano di far credere è un grosso errore, frutto della mancata conoscenza profonda delle basi di kinesiologia applicata e dei complessi processi inerenti alla pratica del test kinesiologico.
Il test kinesiologico rientra nella sfera di competenza della kinesiologia: pertanto, pensare di “saper fare” il test (imparato su un libro o in un corso di due giorni) senza conoscenze di kinesiologia applicata generale ed esperienza pratica in kinesiologia è come illudersi di “saper fare” a somministrare e interpretare il test di Rorschach senza conoscenza ed esperienza clinica in psicologia!
IL KINESIOLOGO PREPARATO EVITA DI CADERE NEL TRANELLO DELLA “MACCHINA DELLA VERITÀ”
Sono molti i principianti o i “praticoni” avventati che cadono nell’errore di considerare il test muscolare kinesiologico come uno strumento di verità assoluta, attraverso il quale sia possibile “testare tutto”; ci sono persino professionisti, sedicenti esperti della materia, che spacciano il test muscolare come una macchina della verità. Ciò arreca un danno gravissimo all’immagine della disciplina: infatti a causa di questi messaggi scorretti, la kinesiologia è stata soggetta a forti critiche da parte di molti professionisti con formazione scientifica e persino da utenti delusi a causa delle erronee aspettative trasmesse da principianti troppo avventati, o ancor peggio da improvvisati “yes man” che abusano del test muscolare a fini sensazionalistici e/o di marketing!
Il test muscolare è uno strumento metodologico molto efficace a patto di saperlo padroneggiare adeguatamente, essendo coscienti del suo potenziale e allo stesso tempo del suo margine di fallibilità; pertanto bisogna evitare di confonderlo con un gioco: un kinesiologo impiega almeno tre anni per formarsi le basi e altrettanti per cominciare a padroneggiare bene l’arte del test muscolare, attraverso l’applicazione quotidiana costante. Vale a dire che per apprendere veramente questo metodo occorrono anni di pratica e di esperienza sul campo con tanti, tantissimi soggetti diversi, effettuando centinaia e centinaia di trattamenti e di test muscolari. Solo così è possibile acquisire la sensibilità tecnica, manuale e intersoggettiva necessaria all’applicazione adeguata del test: per la sua interpretazione tattile, imparando con l’esperienza le innumerevoli variabili di risposta del corpo e le innumerevoli sfumature soggettive possibili, manifestate dal soggetto trattato durante le procedure. Questo è il processo di apprendimento dell’arte del test kinesiologico, necessario per ridurre ai minimi termini i potenziali errori e renderlo il più affidabile possibile grazie alla valutazione preparata dell’operatore: sia in termini tecnici, teorici, di esperienza pratica sul campo e soprattutto di sensibilità del tocco, intersoggettiva ed espressiva.
L’applicazione del test kinesiologico richiede conoscenze teoriche e competenze pratiche rette dalla capacità, sviluppata attraverso l’esperienza, di conciliarle entrambe in modo armonico e con le variabili soggettive del corpo dell’Altro.
L’AFFIDABILITÀ DEL TEST KINESIOLOGICO: UNA QUESTIONE DI PROSPETTIVA
Nella concezione kinesiologica classica, quella derivata dalla kinesiologia applicata, il test viene considerato come indicatore neurologico. La prospettiva su cui si basa questa concezione è organica, ovvero studia il test muscolare sulla base dei meccanismi neurofisiologici che avvengono tra il cervello e i muscoli. In questo caso il test muscolare viene spiegato soprattutto sulla base della neurologia e fisiologia muscolare, allo scopo di oggettivarne il più possibile le risposte e così attribuire al test validità, precisione e “scientificità”. Questa prospettiva esclude tutte le variabili che non rientrano nella spiegazione neurofisiologica, potremmo chiamarla: prospettiva organicistica-strutturalista.
Tale prospettiva è corretta anche se nella sua fattispecie incompleta, vedremo in seguito perché. Ad ogni modo, i processi neurofisiologici relativi al test muscolare sono la base da cui parte lo studio della kinesiologia applicata generale: ogni muscolo è un effettore del sistema nervoso, ciò significa che l’apparato muscolare, tramite le sue contrazioni, risponde alle percezioni processate dal sistema neurologico allo scopo di interagire con le variazioni ambientali. Da qui si cerca di spiegare il meccanismo di risposta del test kinesiologico agli stimoli applicati al soggetto dall’operatore durante una sessione: come accade che il sistema muscolare reagisce, ad esempio al freddo, aumentando la tensione di certi gruppi di muscoli; in questo caso è il freddo a costituire lo stimolo/variazione, causando l’aumento di tensione muscolare come risposta d’adeguamento del corpo al cambiamento di temperatura ambientale, ai fini di termoregolazione. Così, anche una pressione o un tocco sul corpo del soggetto, applicati dall’operatore o dal soggetto stesso, costituiscono degli stimoli che generano risposte sistemiche attraverso il cambio di tensione del muscolo indicatore sottoposto a test: il test muscolare kinesiologico è di fatto un metodo per rivelare variazioni neuromuscolari impercettibili tramite stimolazioni precise, correlate a possibili squilibri del corpo o a condizioni espressive significative.
In pratica:
- Se lo stimolo applicato dal kinesiologo viene percepito dal corpo del soggetto come stressante, il suo sistema nervoso rivelerà questa evenienza tramite una risposta di “indebolimento” di un muscolo indicatore precedentemente “forte” – risposta iniziale ON che a seguito di uno stimolo diventa OFF -; al contrario, se lo stimolo non costituisce stress per il sistema avremo un’assenza di variazione della tensione del muscolo sottoposto a test – risposta iniziale ON che a seguito di uno stimolo resta ON –. Può accadere anche l’opposto: un muscolo “debole” – OFF – diventa “forte” – ON – sempre a seguito di uno stimolo manuale preciso – tocco, spinta o trazione -. In questo caso, possiamo dire a titolo esemplificativo, che lo stimolo costituisce uno stress positivo per il soggetto: il sistema nervoso percepisce come eustress un certo stimolo.
In larga misura questa è la dinamica elementare del test kinesiologico, anche se ci sarebbero molte altre cose da puntualizzare riguardo alle variabilità dinamiche di risposta. Tuttavia, ai fini di questa argomentazione è sufficiente per aiutare l’inesperto a comprendere l’ABC del test kinesiologico; e sufficientemente esaustiva al kinesiologo per seguire il filo dell’argomentazione, già di per sé corposa: infatti, il professionista dovrebbe già essere consapevole delle ulteriori variabili dinamiche di risposta del test soggiacenti all’argomentazione e non esplicitamente specificate, relative ad esempio al concetto di “cambio d’indicatore”. Dinamiche che si imparano solo attraverso l’esperienza pratica e dunque chiare al kinesiologo esperto.
LA PROSPETTIVA ORGANICISTICA IN KINESIOLOGIA COME CONOSCENZA FONDAMENTALE DEL TEST MUSCOLARE KINESIOLOGICO
La prospettiva neurologica organicistica appare la via migliore per dare validità “scientifica” al test muscolare, una validità semiotica non nosologica, così viene definita da alcuni kinesiologi strutturalisti organicisti.
Effettivamente questa strada pare essere la più attendibile per spiegare le dinamiche di questo metodo, tuttavia risulta essere incompleta perché è in grado di spiegare il test solo secondo alcuni procedimenti di trattamento della kinesiologia. Ad ogni modo è doveroso mettere in evidenza che la kinesiologia applicata – madre di tutte le “kinesiologie” – è una disciplina ancora giovane – nata alla fine degli anni ’50 – ed è naturale, per un ambito di studio del corpo umano così vasto e recente, essere partiti dallo studio dei meccanismi di base della funzione muscolare visto che, in prima analisi, il test kinesiologico è in stretta relazione con i processi neuro-muscolari e la spiegazione elementare del suo funzionamento parte prima di tutto dalla conoscenza della fisiologia muscolare. Tuttavia, considerare la fisiologia muscolare come l’oggetto di studio principale della kinesiologia è riduttivo come credere che l’oggetto di studio principale della psicologia sia solo la fisiologia del cervello; certo, i muscoli costituiscono un cardine importante dello studio kinesiologico, ma sono soltanto una piccola parte rispetto al vasto campo di studio di questa materia: l’individuo nella sua globalità espressiva e vitale.
Come abbiamo detto la prospettiva organicistica non spiega molte dinamiche che avvengono attraverso l’utilizzo dei test muscolari, meccanismi di risposta impossibili da negare per chi studia e pratica la kinesiologia quotidianamente: tecniche di indubbia efficacia empirica, come i metodi psico-emozionali ed energetici.
Un test kinesiologico può avere risposte molteplici: come abbiamo detto, un muscolo indicatore “forte” diventa “debole” quando il sistema testato – il soggetto – viene provocato da potenziali stimoli, applicati dall’operatore o dal soggetto stesso, interpretati del sistema vitale corporeo come stressogeni e/o significativi. In kinesiologia tali stimoli sono prodotti da: contatti manuali con zone del corpo o punti riflessi (in questo caso si parla di Therapy Localization); pressioni, trazioni o spinte delicate su aree specifiche come articolazioni, vertebre, muscoli (in questo caso si parla di Challenge). In sintesi, la dinamica generale classica del funzionamento del test kinesiologico si definisce così: un muscolo sottoposto a test può variare il suo tono di base come risposta a stimoli manuali precisi, indice di squilibrio/correzione strutturale, biochimica e/o psicoemozionale. Questo meccanismo trova spiegazione, di cui molte ancora ipotetiche, nelle reazioni del sistema nervoso centrale agli stimoli: come sappiamo, tali stimoli possono essere di tipo ambientale o fisiologico interno; ma anche stimolazioni specifiche ad opera del kinesiologo esperto, studioso degli schemi di risposta muscolare allo stress, come espressione neurologica di fenomeni disfunzionali a carico di muscoli e/o gruppi di muscoli, e/o articolazioni; oppure della [disorganizzazione neurologica] del sistema corporeo che causa il reclutamento anomalo dei muscoli da parte del sistema nervoso, alterando l’espressività globale del soggetto; inoltre, attraverso le risposte ai test muscolari è possibile reperire informazioni in merito all’equilibrio del sistema linfatico, vascolare, craniosacrale, biochimico, energetico e psicoemotivo. Ed è proprio quest’ultimo aspetto ad aprire gli scenari più complessi e interessanti, relativi alle risposte muscolari al test kinesiologico. Vediamo ora di chiarire e approfondire questa questione.
EMOZIONI, PENSIERI E RICORDI: STIMOLI CHE MODIFICANO L’ESPRESSIVITÀ MUSCOLARE
Esiste un’altra tipologia di stimoli che possono provocare “l’indebolimento” di un muscolo “forte” sottoposto a test kinesiologico: il pensiero, i ricordi, il vissuto, le emozioni e i processi cognitivi. Questa gamma di stimolazioni apre la strada a molte incognite e ipotesi sul modo di effettuare il test kinesiologico, sulle sue implicazioni sistemiche e sulla spiegazione del suo funzionamento solo in termini neurofisiologici e organici. Su questo scenario esistono molte controversie fra i professionisti kinesiologi, ma la più comune è questa: alcuni riferiscono che il test muscolare non può e non deve essere contaminato dal sistema cognitivo; altri invece sono convinti che il coinvolgimento del sistema cognitivo, inteso come insieme del vissuto interiore psicoemotivo del soggetto, sia inevitabile.
Nel prossimo articolo andremo ad approfondire il discorso sul test muscolare kinesiologico. Tratterò tematiche originali allo scopo di offrire ipotesi di ricerca innovative per lo sviluppo, almeno, di solide basi filosofiche e ipotesi pre-scientifiche relative al test kinesiologico e al vasto campo delle “kinesiologie” in generale.
Al lettore arrivato fin qui, ora dovrebbe essere chiaro come il test muscolare kinesiologico sia un metodo complesso: può essere appreso solo con lo studio, la pratica e anni di esperienza. Pertanto, è opportuno sottoporsi al test kinesiologico in contesti adeguati, sotto la guida di kinesiologi professionisti esperti; evitando di farsi testare da soggetti dalla dubbia capacità, in contesti altrettanto dubbi.
Dimostrare come funziona il test kinesiologico, con rispetto per le persone e per la kinesiologia, durante una presentazione professionale è una cosa; ma utilizzare il test a mo’ di prestigiatore allo scopo di circuire, manipolare o vendere è una dimostrazione inadeguata da saltimbanco. Anche se in buona fede.
Il test muscolare è una procedura delicata, necessita di attenzione e tatto, per questo motivo è bene stare alla larga dai soggetti che abusano di questo metodo particolare, allo scopo di soddisfare le proprie ambizioni esibizionistiche per convincerti di come sei, di che cos’hai o cosa dovresti fare, comprare, mangiare, ascoltare, etc… L’operatore onesto si affida al tuo corpo attraverso il test e non ha bisogno di convincerti o convincersi, semplicemente segue i “risultati” del test come una narrazione, senza secondi fini o intenzioni sensazionalistiche: non agisce SU di Te per se stesso ma Interagisce CON Te e PER Te!
Leggi la seconda parte cliccando [QUI].
Articolo di:
Fabio Valenzisi
Bibliografia essenziale:
– D. S. Walters, D.C., “Kinesiologia Applicata – Synopsis” (1993); Ed. Castello.
– D. S. Walters, D.C., “Kinesiologia Applicata – Volume II” (1996); Ed. Castello.
– G. Pagliaro, “Kinesiologia applicata, teoria e pratica” (2016); Ed. Tecniche nuove.
– R. Dujany, “Teoria e impiego pratico della kinesiologia applicata” (2003); Ed. Tecniche nuove.
– P. E. Dennison – G. E. Dannison, “Brain gym, il movimento è la chiave per imparare” (1989); Ed. Kalìt.
– L. Mecacci, “Storia della psicologia dal novecento ad oggi” (2019); Ed. Laterza.
– Cambiano – Fonnesu – Mori, “La filosofia contemporanea” (2019); Ed. Il mulino.
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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