
Più volte nei miei articoli uso i termini espressivo e inespressivo. Parole il cui concetto è diventato uno specifico distintivo dell’applicazione pratica in kinesiologia olistica applicata. A tal proposito sono numerose le e-mail di allievi e colleghi curiosi che mi hanno invitato a scrivere su questo argomento. Così ho deciso, dopo l’ennesima richiesta, di prendermi il tempo per scrivere e spiegare questo concetto intuitivamente semplice, ma costituito da molteplici sfaccettature terminologiche e concettuali che hanno un impatto determinate sull’applicazione metodologica di chi si occupa di trattamento del corpo, soprattutto nell’ambito delle arti kinesiologiche applicate.
Seppur ricercato ed elaborato specificamente nell’ambito della kinesiologia olistica applicata, il concetto di espressività così come il suo significato dovrebbe essere approfondito da ogni orientamento kinesiologico, allo scopo di definire sempre meglio il linguaggio tecnico/teorico delle arti kinesiologiche applicate. A tal scopo mi sono avventurato da molti anni nella ricerca e nell’inquadramento di queste terminologie, in modo da offrire spunti e ipotesi di studio per arricchire il linguaggio delle arti kinesiologiche applicate. Così, partendo del mio orientamento di kinesiologia olistica applicata, kinesiologia educativa; dalla pratica professionale quotidiana, dallo studio delle scienze psicologiche e filosofiche, in particolare della fenomenologia sono giunto alla formulazione del concetto di “espressività” come termine fondamentale che, a mio avviso, dovrebbe essere inserito nella terminologia specifica di tutti gli orientamenti kinesiologici. Questo, senza presunzione di conclusioni certe ma di sicuro come spunto di ricerca per una costruzione comune del linguaggio specifico in kinesiologia.
Difficile promettere di essere completamente esaustivo riguardo un argomento tutt’ora in fase di studio, per tanto, focalizzerò l’argomentazione su una panoramica generale, per poi approfondire in altre sedi e in articoli più specifici.
CORRELAZIONI EMOTIVO-COMPORTAMENTALI E CORRELAZIONI ESPRESSIVE
Al fine di comprendere a pieno cosa intendiamo per “correlazioni espressive” e “dinamiche espressive” nell’ambito della kinesiologia, dobbiamo prima di tutto iniziare dal vasto orizzonte della sfera emozionale, dove sono numerosissimi i riferimenti correlazionistici di stampo psicosomatico. In kinesiologia si parla di ambito e/o correlazioni emotivo-comportamentali: importanti elementi costitutivi del lato psicoemotivo del triangolo della salute, modello fondamentale da cui partono tutti i riferimenti delle arti kinesiologiche applicate.
In termini generali possiamo dire che: per correlazioni emotivo-comportamentali si intende ogni stato emotivo e comportamento indotto da particolari condizioni di stress.
Ogni stato di stress emotivo, in base alla sua “colorazione” emozionale e comportamentale, porta il corpo a mettere in atto delle risposte fisiologiche costituite da schemi di tensione che si organizzano nel corpo strutturandosi in zone di maggior carico tensivo e zone di minor carico; questi schemi tensivi condizionano gli equilibri biomeccanici posturali, modificando non solo la postura ma anche la percezione sensoriale e psicologica della persona.
La condizione fondamentale di uno stato emotivo-comportamentale è lo stress, reale o presunto, che induce l’individuo a generare e mantenere, per buona parte inconsciamente, una certa tensione psicofisica. Tale stato di tensione si manifesta attraverso fattori statici come la postura e l’atteggiamento posturale e dinamici, come il comportamento da cui originano le nostre azioni e scelte. La caratteristica degli stati emotivo-comportamentali è la reazione automatica difficile da cogliere, soprattutto quando si è sotto stress, perché è prodotta da risposte fisiologiche di adattamento che a cascata condizionano la struttura, gli stati emotivi e i comportamenti.
Lo stress è il meccanismo fisiologico costituito da reazioni fisiche, emotive e psicologiche per buona parte fuori dal nostro controllo volontario. Ciò implica che una reazione emotivo-comportamentale dipende dall’intensità dell’evento stressante ma è soprattutto il tempo a costituire il fattore determinante: più tempo un individuo rimane sotto stress più è stressato e più tensioni si imprimono nel suo corpo, rinforzando o semplicemente intensificando le strutture bio-psicologiche di adattamento più arcaiche.
Le tensioni generate per lunghi periodi, a causa di una percezione alterata di stress, nel tempo plasmano il corpo nell’atteggiamento posturale, nella postura statica, nel controllo dei muscoli. Condizionando gli stati emotivi predominanti, i comportamenti e infine le scelte e le conseguenti azioni. Quest’ultima condizione è la soglia dove lo stato emotivo e comportamentale si fonde con l’espressività umana, che in presenza di stress, diventa inespressività.
Nella vita reale gli stati emotivi-comportamentali si gettano nell’espressività e viceversa, in un flusso dinamico in costante evoluzione. Se il flusso è libero nella sua dinamicità, fluido e flessibile, non ci sono problemi. Ma se il flusso incontra ostacoli nella sua espressione, come vedremo più avanti, genera squilibri nella qualità di vita, nello stato di benessere e anche di salute. Chiamerò questo flusso: flusso espressivo. Pertanto, l’espressività contiene in sé sia le dinamiche emotivo-comportamentali che gli effetti dell’inespressività. Essa è l’orizzonte più grande; la qualità umana che abbraccia ogni altra qualità sia essa psicologica, emotiva o spirituale.
ESPRESSIVITÀ E INESPRESSIVITÀ: CHIAVI DI ACCESSO PER COMPRENDERE GLI SCOPI DELLA KINESIOLOGIA
Il concetto di espressività/inespressività viaggia su di un piano differente seppure strettamente connesso agli stati emotivo-comportamentali.
L’essere umano è espressivo per natura; ogni attimo della nostra vita lo viviamo esprimendo qualcosa: ogni pensiero, idea o ricordo così come ogni emozione necessita di essere espresso fisicamente nel nostro mondo, attraverso quel meraviglioso “strumento” espressivo che è il corpo, inteso come corpo vitale e vivente. Quando blocchiamo la nostra espressività – cioè blocchiamo le nostre azioni, che prendono origine da idee, pensieri, emozioni – gli stati psicoemotivi generati dal blocco non fluiscono e così si imprimono nel corpo – nelle fasce connettivali, nelle strutture ossee, nei muscoli e negli organi – generando quello stato di inespressione che il corpo manifesta sotto forma di tensione, fastidio o dolore localizzato in aree corporee specifiche, più o meno vaste. I disagi provocati dall’inespressività ci accompagnano come stato di tensione fisica finché non lasciamo andare, ovvero fino a quando non esprimiamo ciò che tratteniamo, liberando e trasformando il nostro flusso espressivo.
La caratteristica degli stati di espressione/inespressione è il fattore conscio: siamo perfettamente consapevoli di ciò che tratteniamo e non riusciamo a esprimere, dell’autocensura che imponiamo a noi stessi. Vorremo fare o dire qualcosa ma non ci diamo il permesso di farlo.
L’espressività può essere liberata e riportata al suo equilibrio fluido tramite specifici metodi della kinesiologia: come ad esempio la ruota dei meridiani e il barometro comportamentale. Modificando e migliorando significativamente le riposte individuali allo stress, allentando le tensioni emotivo-comportamentali ed espressive impresse nel corpo e favorendo la loro trasformazione in nuove risorse espressive, fisiche e psichiche. La kinesiologia, nella sua essenza più profonda, facilita lo “scioglimento” delle tensioni e la riorganizzazione delle risorse psicofisiche affinché il flusso espressivo possa nuovamente fluire liberamente. In altre parole, con la kinesiologia possiamo ritrovare quella spontanea espressività di quando eravamo bambini.
Quando parliamo di espressività intendiamo quell’energia umana da cui prendono origine le nostre azioni nel loro insieme, il flusso espressivo. Il blocco dell’energia espressiva si costituisce come inespressività, da cui originano carichi di tensione che coinvolgono ampie zone somatiche: condizioni di squilibrio che alterano la capacità di esprimersi liberamente nel proprio mondo, rendendoci emotivamente disorganizzati, indecisi, impacciati e insicuri. Ristabilendo l’equilibrio del flusso espressivo, grazie all’applicazione di adeguati metodi della kinesiologia e/o all’approccio kinesiologico olistico applicato, è possibile favorire il rilascio delle tensioni impresse e bloccate nel corpo, facilitando la riorganizzazione non solo emotiva ma espressiva in toto, rinnovando le risorse energetiche individuali e aiutando la Persona a ritrovare chiarezza, decisione, fluidità e senso di sicurezza. Per tali ragioni l’approccio della kinesiologia olistica applicata si pone come complemento ottimale dei percorsi psicologici e psicoterapeutici, aiutando i pazienti degli psicologi a seguire il percorso psicoterapico più organizzati, più lucidi e soprattutto più espressivi: aperti al dialogo terapeutico e alla cooperazione. Facilitando inoltre al terapeuta il mantenimento dell’alleanza terapeutica grazie all’equilibrio neurovegetativo più stabile del paziente, favorito proprio dal trattamento kinesiologico ad orientamento olistico applicato.
L’ESPRESSITVITÀ COME FATTORE CULMINANTE DELL’INTERAZIONE UMANA
Arrivati a questo punto possiamo dire che con espressività si intende la relazione dinamica dell’individuo con l’ambiente, caratterizzata da un certo stato emotivo che fa da motore alle motivazioni soggiacenti ad una azione precisa, espressa sul proprio ambiente. In questi termini l’espressività è risultato globale dell’impulso intenzionale umano, costituito da pensieri-idee-emozioni-comportamenti-azioni, volto alla modificazione dello stato dell’ambiente/mondo in relazione a scopi migliorativi o di conservazione dello stesso. L’espressività, dunque, è la facoltà più elevata che caratterizza il nostro essere umani, figlia di tutti i nostri sistemi motivazionali adattivi primari e culmine di tutte le nostre interazioni relazionali e mondane. È la qualità naturale innata di ogni individuo – ma la vediamo anche negli animali –, essa è azione nel mondo che cerca accordo col mondo.
Qualunque azione è l’espressione di un’intenzione più o meno volontaria, indotta da motivazioni biologiche, psicologiche e umane: l’espressività è di fatto la summa maxima del vivere nel mondo. Non possiamo sottrarci all’espressività, in qualsiasi circostanza ogni essere vivente esprime qualcosa attraverso il suo corpo, fermo o in movimento. Ciò vale particolarmente per gli esseri umani che hanno sviluppato una complessa capacità di autocoscienza, socialità e di linguaggio.
ESPRESSIVITÀ IN KINESIOLOGIA: PRECISAZIONE SUL TERMINE “INESPRESSIVITÀ”
L’inespressività è intrinseca all’espressività, non è un gioco di parole: il termine inespressività serve per indentificare un certo stato di tensione trattenuta. Facciamo un esempio: poniamo che il signor Rossi, impiegato in una azienda, abbia dei conflitti di relazione con il capo ufficio. Questa circostanza pone il signor Rossi in uno stato di stress soprattutto quando è in presenza del capo ufficio. A questo stress seguono delle risposte emotivo-comportamentali, di rabbia e paura, nei confronti del capo. Queste risposte, come abbiamo già accennato, sono automatiche: reazioni primarie di allerta nei confronti di un pericolo percepito, reale o presunto. Il signor Rossi non può farci nulla, durante lo stato di stress le emozioni e i comportamenti sono difficilissimi da gestire e controllare. Tuttavia, le regole sociali di comportamento mettono il signor Rossi in guardia per trattenersi dal… urlare, saltare addosso al capo, prenderlo per il bavero, percuoterlo o anche solo mandarlo a quel paese e andarsene. Ecco, il trattenersi o l’autocensura delle azioni espressive naturali che il signor Rossi sente, vorrebbe esprimere ma blocca, rientrano nel concetto di inespressività: azioni intenzionali spontanee trattenute che secondo la visione kinesiologica si imprimono nel corpo. L’atto stesso di trattenere è un certo tipo di espressione, intimamente fusa con gli stati emotivo-comportamentali; è difficile capire dove inizia uno e dove finisca l’altro, ma possiamo facilmente cogliere la differenza che passa tra una reazione emotiva e il suo conseguente comportamento generato automaticamente quasi senza accorgersi, e l’atto volontario di trattenere quei comportamenti e quelle emozioni quando ci accorgiamo dei loro effetti: quest’ultimo è di fatto un’espressione ma che al tempo stesso, per la sua qualità “negativa” data dal trattenere, diventa inespressività.
Dal punto di vista concettuale espressività e inespressività sono quasi sinonimi, anche se quando parliamo di inespressività ci riferiamo agli schemi tensivi generati dal trattenersi da… Invece quando parliamo di espressività intendiamo riferirci alla condizione naturale e spontanea del nostro essere nel mondo.
L’inespressività è un contenuto dell’espressività, per questo dico “il corpo esprime l’inespresso”: attraverso le sue tensioni bloccate impresse in particolari aree anatomiche come il dolore e/o il disagio fisico, il corpo esprime col suo silenzioso linguaggio quello che noi vorremmo fare ma non facciamo e/o vorremo dire ma non diciamo.
Ma questi sono artefatti dialettici a scopo didattico, per spiegare sottili differenze tecnico-concettuali agli addetti ai lavori. Perché di fatto, nella vita vissuta esiste solo l’Espressività.
Articolo di:
Fabio Valenzisi
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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