
Con questo articolo desidero precisare alcune cose, in risposta a certe considerazioni fatte da qualche lettore dopo la pubblicazione degli articoli “Obbedienza all’autorità” e più in particolare riguardo alla tematica del male trattata in “L’effetto lucifero, cattivi si nasce o si diventa?”. Di preciso non so dove andrò a parare. Le mie saranno parole libere, scritte di getto, nel tentativo di offrire spunti di riflessione divaganti ma utili per capire il mio pensiero; in parte mossi dalle considerazioni dei lettori, e in parte mossi da recenti letture e approfondimenti che sto facendo sull’attualità.
Le domande da cui partiamo sono numerose: cosa siamo? Esseri Umani? Scimmie, Ominidi-Homo Sapiens?
La scienza ci dice che la nostra specie è Homo Sapiens, famiglia Ominidi; ma allora siamo anche Esseri Umani o no? Oppure, Umano è solo un sinonimo ingenuo del più “scientifico” Homo, o qualcosa di più? Se è qualcosa di più, allora l’Essere Umano chi è? Esiste una differenza fra Specie Homo e Essere Umano? Quali sono le relazioni fra queste due caratteristiche? C’è distinzione fra i comportamenti dell’Ominide-Homo Sapiens e dell’Essere Umano? Se ci sono, sono conciliabili? Le scienze, in particolare quelle psicologiche, dove si sono maggiormente focalizzate per secoli? Sullo studio della specie Homo o sullo studio dell’Essere – Umano -? La cultura psicologica ci può aiutare a coniugare questi due aspetti? Se si, questa coniugazione a cosa porta? Quale trasformazione può emergere da essa? Conoscere i lati oscuri della nostra psiche è utile?
Se analizziamo il significato etimologico di Umano, possiamo accorgerci che tale definizione non è poi cosi ingenua; troviamo scritto: umàno = lat. HUMÀNUS da HOMO, uomo: attenente, inerente o proprio all’uomo; che compassiona le infelicità del suo simile; e quindi Benigno; e poi Affabile, Cortese, Mansueto, Trattabile. Questa definizione giustifica diversi degli interrogativi riportati sopra e la maggior parte delle considerazioni dei lettori sugli articoli già menzionati: infatti, vediamo come il significato implicito del concetto mette in evidenza caratteristiche positive ed elevate dell’Uomo, qui inteso evidentemente come Essere Umano e non inteso nell’accezione sterilizzata di Homo/Ominide propria delle scienze. Pertanto è evidente che quando si analizza il comportamento delle persone sarebbe opportuno specificare se ci si riferisce alla specie Homo oppure all’Essere Umano. Visto che quest’ultimo viene definito come benigno e quindi tendente al bene. Ma come abbiamo visto negli articoli “Obbedienza all’autorità” e “l’Effetto lucifero”, le persone possono tendere facilmente anche al male: come può, dunque, l’Essere Umano compiere il male se la sua natura è Benigna? In questo senso, non può. Pertanto è sensato considerare il fatto, almeno come ipotesi, che la dimensione della specie Ominide/Homo sia responsabile dei comportamenti maligni?
Le qualità distintive attribuite al concetto di Umano dagli etimologisti confermano, in parte, tutte le considerazioni fatte dai lettori. Di cui la maggior parte ha posto in discussione le argomentazioni sul “male” contenute negli articoli “Obbedienza all’autorità” e “L’effetto lucifero, cattivi si nasce o si diventa?”; asserendo che l”Uomo è fondamentalmente buono e di come siano le situazioni a corrompere questa attitudine innata. Tuttavia, come cercherò di mettere in evidenza in seguito, è altrettanto evidente come il male sia insito nell’uomo. La prova di ciò non la danno solo gli esperimenti di Milgram e Zimbardo ma le numerose esperienze che molti hanno sicuramente avuto nella vita, dove in qualche circostanza si sono trovati a confronto con la cattiveria, la malvagità o anche solo la sottile perfidia di qualche interlocutore: sicuramente a causa di sofferenze e circostanze traumatiche che lo hanno portato a comportarsi in modo più o meno antisociale o, per usare un eufemismo, antipatico; ma allo stesso tempo questo conferma come nell’inconsapevolezza o nella semplice ignoranza, le persone possano assumere “facilmente” comportamenti d’odio o violenza verso i propri simili. Ecco, da queste premesse, nasce il nostro interrogativo cruciale: se l’Essere Umano è espressione di affabilità, mansuetudine e bontà; tanto da essere definito come colui o colei che “compassiona le infelicità dei suoi simili”, possiamo considerare Essere Umano anche l’individuo che compie il male? Oppure l’individuo “malvagio” manifesta un altro lato dalla natura delle persone? Forse quel lato fondamentale e primitivo proprio della specie Homo scientifica. L’Homo Sapiens, inteso come specie Ominide. Portatore di comportamenti malvagi perché prevalentemente spinto non dalle forze Umane elevate – che come abbiamo visto sono orientate al bene secondo il significato profondo dato dall’etimologia – ma da forze animali primordiali, dove paura e aggressività possono esplicarsi in azioni d’odio e violenza motivate da spinte primarie di sopravvivenza e autoconservazione. Come a dire che: l’Ominide-Homo Sapiens è la forma primordiale della persona umana, di cui la motivazione principale è la mera sopravvivenza e l’autoconservazione; e, invece, l’Essere-l’Essere Umano è l’espressione elevata del nostro sviluppo evolutivo di integrazione e padronanza della forze ominidi primordiali, da cui nasce l’espressione più nobile di Persona Umana, motivata principalmente verso il Vivere pienamente la Vita come custode di essa e non come dominatore competitivo assetato di potere.
Ma andiamo ora ad approfondire questo discorso. Prima però, una breve avvertenza per tutti i lettori.
I lettori che mi seguono da tempo ormai lo sanno: non sarà una lettura semplice; e sanno anche che a me importa relativamente se per alcuni l’articolo è “troppo” lungo o “troppo” complesso. Chi vuole leggere legga, punto.
I lettori che arriveranno alla fine avranno in premio due opportunità: approfondire mettendo in pratica il senso dell’argomentazione e/o commentare l’articolo, aiutando me e tanti altri ad arricchire la propria conoscenza e il Lavoro su di sé. Non ho la pretesa di argomentare perfettamente ed in modo esaustivo. Chi mi segue da tempo sa anche questo: scrivo principalmente per imparare. Allo scopo di formulare argomentazioni che possano aiutarci a capire sempre di più la strana creatura che siamo. Pertanto gli errori possibili sono l’espressione del mio Errare nei sentieri della dimensione umana, chi li coglie sia disponibile ad argomentare nei commenti perseguendo l’arricchimento umano, evitando approcci Ominidi da Talk Show.
Per comprendere a pieno l’argomentazione seguente suggerisco, a chi non li ha letti, di leggere gli articoli precedenti: “Obbedienza all’autorità” e “Effetto Lucifero”. Soprattutto a chi non ha mai sentito parlare di questi esperimenti di psicologia sociale. (va bene leggerli anche dopo, ma prima sarebbe meglio…).
E adesso cominciamo davvero.
L’IMPORTANZA DI FARE CULTURA PSICOLOGICA
Lo scopo perseguito con la pubblicazione degli articoli di psicologia sociale – “Obbedienza all’autorità” e “Effetto Lucifero” – è volto a offrire al lettore stimoli di riflessione utili: il fine è di promuovere non la psicologia in quanto tale, ma una Cultura psicologica consapevole orientata al lavoro interiore personale. La mia intenzione è arricchire la conoscenza dei lettori attraverso argomentazioni utili, e a mio avviso necessarie, al pieno sviluppo della persona umana. Far si che l’Essere Umano si manifesti sempre di più nella sua integrità e consapevolezza; e possa manifestare pienamente il suo potenziale di Persona Benigna: per se stesso, il prossimo e la società.
Ritengo sia molto utile, per tutti, conoscere come certi meccanismi psicologici agiscano nell’essere umano; la chiamerei una “psico-alfabetizzazione di base”. Soprattutto quando si tratta di studi empirici e non di ipotesi psicologiche o teorie filosofiche arbitrarie – applicate ad hoc nel tentativo di dar senso e spiegazione al comportamento umano. La natura empirica e dunque esperienziale degli studi pubblicati da Milgram e Zimbardo ci mette di fronte a dei fatti che, indipendentemente dal pensiero personale o dalla propria visione del mondo – sia essa psicologica, scientifica, umanistica, filosofica, esoterica o spirituale –, mettono in evidenzia come l’essere umano “normale” – a mio avviso da intendere in questi contesti di ricerca come Ominide/Homo Sapiens – possa facilmente attuare comportamenti antisociali d’odio e violenza indipendentemente dai suoi valori umani di bontà, giustizia e amore sovente riportati a se stessi e agli altri al fine di conservare una buona immagine di Sé.
In linea generale possiamo dire che a ognuno di noi piace pensare a sé stesso o a sé stessa come a una buona persona: ognuno si fa in quattro per far sì che gli altri abbiano questa immagine desiderabile; e possano infine avere una buona opinione di noi in termini di persona brava, buona, onesta, amichevole, solidale… Tuttavia, ci sono esperimenti della psicologia sociale – come quelli descritti negli articoli citati – che per lo meno dovrebbero metterci in guardia rispetto alla tendenza comune di presupporre come fatto assoluto che chi è buono e bravo sia esente dal commettere atti riprovevoli. E, sia fatta attenzione: non mi riferisco esclusivamente alle gravi azioni compiute in condizioni estreme, ma al contrario. Il più delle volte le dinamiche psicologiche come l’obbedienza acritica all’autorità, l’eterodirezione, l’effetto lucifero o il conformismo si palesano negativamente in modo subdolo senza che l’individuo si accorga pienamente delle possibili conseguenze negative e delle ripercussioni collettive devastanti a cui queste dinamiche fanno da miccia. E che in particolari situazioni o in certi casi estremi possono culminare in atti antisociali disumani, esplicandosi in scenari drammatici da prima pagina.
Le situazioni drammatiche citate negli studi di Milgram e Zimbardo vanno prese come fatti esemplari: storie vere come la Germania della seconda guerra mondiale, Abu Ghraib o il massacro dei Tutsi sono esempi critici che gli autori citano e mettono sotto “inchiesta” allo scopo di offrire all’umanità un grimaldello di consapevolezza da usare per scardinare le barriere mentali, i tabù e le convinzioni stereotipate che, troppo spesso, impediscono a tante persone di accorgersi in anticipo dei semi dell’odio e della violenza che germogliano proprio dalle vicende ordinarie del quotidiano. Grazie a questi esempi critici, che hanno positivamente indotto studiosi come Milgram e Zimbardo – e molti altri – a comprenderne le dinamiche psicologiche soggiacenti e scatenanti della violenza e dell’odio, possiamo accorgerci per tempo dei germi del male prima che esso si manifesti concretamente. Non solo evitando il peggio ma soprattutto favorendo contesti sociali che riducano l’insorgenza dei fattori situazionali dove il male può facilmente proliferare e sfuggire al controllo. Trasformando in ipocrisia tutti i buoni propositi di fratellanza, amicizia e amore con cui ci riempiamo la bocca di belle parole e sermoni estenuati, quando le cose vanno bene.
Il giorno che ogni individuo – libero Essere Umano in carne e ossa, vivente e vitale – sarà perfettamente a conoscenza di queste dinamiche, si potrà prevenire saggiamente il germogliare del male; dei suoi semi, apparentemente innocui, piantati proprio nella vita quotidiana comune. Semi psichici, portatori di odio e violenza.
Questi studi ci permettono di conoscere meglio alcuni aspetti del nostro essere; dandoci l’opportunità, se compresi profondamente nelle loro implicazioni sottili, di evitare con efficacia che la “banalità del male” infesti la vita personale e la società come erbaccia velenosa, in modo pervasivo e drammatico. Dopotutto, se “la legge non ammette ignoranza” perché dovrebbe ammetterla la psiche? Condizione della nostra esistenza molto più intima rispetto alla legge. Infatti le leggi, per molti aspetti, sono la risposta della società all’immaturità psicologica delle persone: regole sociali implicite ed esplicite, atte proprio a contenere gli effetti dell’inconsapevolezza e dell’ignoranza psicologica – e spirituale aggiungerei – degli individui.
Il messaggio che desidero trasmettere pubblicando questi studi psicologici è quello dell’importanza di cominciare a riconoscere per tempo i germi del male e ad estirpare i germogli dell’odio e della violenza prima di tutto dal proprio “vicinato”: dalle relazioni di famiglia, dai rapporti interpersonali, dalle relazioni col prossimo chiunque esso sia. Il passante, il postino, il mendicante, il negoziante, l’impiegato, il padre, la madre, il marito, la moglie ecc… è questo il motivo che dovrebbe portare sempre più persone a leggere e soprattutto capire lo spessore umano racchiuso nei lavori di Zimbardo e Milgram. Comprenderli fra le righe e non in sé e per sé: apprenderne il sottile significato non tanto per discutere di massimi sistemi o di quale sia la vera natura umana secondo questa o quella scuola di pensiero, ma per prendere coscienza profonda di come l’essere umano possa essere soggetto a reazioni inaspettate che escono dai binari della consuetudine, le comode convinzioni del senso comune. Questo per evitare e prevenire l’insorgere del male prima di tutto fra noi persone comuni, individui e cittadini prossimi: liberi Esseri Umani quali dovremmo essere. In quest’ottica si pone l’accento sulla necessità individuale e sociale, di conoscere e imparare a padroneggiare le forze psichiche primitive che spingono la natura Ominide a prendere il sopravvento su quella Umana.
IL NOSTRO SCOPO COME ESSERI UMANI
Il nostro scopo di Esseri Umani va pertanto dispiegato verso l’arricchimento globale della conoscenza e consapevolezza di noi stessi, come individui e società. Per essere persone sempre migliori: quelle brave e buone persone cui “forse” tutti aspiriamo essere; così buone e cosi brave che hanno il coraggio di dire NO al male – perché lo vedono, soprattutto là dove il lupo si traveste da agnello – e con la saggezza di accorgersi dei semi dell’odio e della violenza prima che diventino oscure giungle malefiche difficili da estirpare.
Conoscere la nostra Natura primitiva significa prendere coscienza che la condizione umana è in parte costituita dall’ominide primordiale e che questo ominide, in particolari situazioni, può essere facilmente corrotto e condizionato negativamente al punto da commettere azioni cariche di odio e violenza verbale e/o fisica, verso il propri simili. Tale conoscenza, a mio avviso, è fondamentale per condurre un pieno Lavoro su sé stessi, veramente consapevole e autocosciente: partendo quindi dalle proprie ombre prima ancora che delle facoltà umane più elevate.
Far finta che tali meccanismi psichici non esistano oppure ricondurli a semplici teorie, quali non sono, è un modo come un altro per proteggersi restando fermi nelle proprie posizioni, costituite da punti di vista e convinzioni personali di autoprotezione. Atteggiamento legittimo ma che allo stesso tempo dovrebbe essere sufficientemente elastico da consentire riflessioni critiche libere da preconcetti. Così da mettere in discussione saggiamente le proprie convinzioni e, per lo meno, prendere atto che per quanto possano essere indesiderabili per alcune persone, dentro di noi sono racchiuse forze primitive profonde, espressione dei nostri più fondamentali “istinti animali” di sopravvivenza e autoprotezione propri dell’Ominide-Homo Sapiens.
Alcuni potrebbero pensare che la mia argomentazione ricalchi certe teorie psicologiche classiche, dove il termine Ominide-Homo Sapiens sia sovrapponibile alla teoria dell’inconscio Freudiano, intesa come sede degli imperativi biologici primordiali. In larga misura considero la posizione di Freud sensata, perché a mio avviso è evidente che la biologia induca l’individuo determinati comportamenti di autoconservazione, inconsapevoli e piuttosto resistenti: la biologia è Natura, e come tale agisce indipendentemente dalle nostre convinzioni e razionalizzazioni.
Questi comportamenti primari, possiamo interpretarli in tante maniere: moralizzarli o giustificarli. Ma di fatto non possiamo prescindere dalla nostra architettura biologica primaria e dalle spinte primitive cui essa risponde.
La psicologia freudiana è sicuramente superata in tanti suoi aspetti, ma su questo, l’inconscio come struttura psichica delle spinte biologiche primarie è a mio parere tutt’ora plausibile; tanto che sta a fondamento di diverse teorie più moderne. Perciò, per non dilungarmi ulteriormente, mi limito a dire che “l’essere umano è Ominide-Homo Sapiens e Essere Umano”.
Parte consistente del problema sta nel fatto che la maggior parte degli studiosi o ricercatori scientifici, da quando esiste la scienza per come la conosciamo, si sono sempre occupati dell’Ominide e poco o nulla dell’Essere Umano. Di quest’ultimo si sono occupati per secoli i filosofi, certi psicologi, gli esoteristi o qualche religioso; ma la scienza, oggi tecnoscienza, continua a commettere l’errore di occuparsi solo dell’Ominide, quantificandolo e misurandolo, mettendo da parte la dimensione Umana e considerandola come un difetto da correggere. Tuttavia, dobbiamo essere onesti e ammettere che il nostro essere ominidi è una condizione che ci appartiene. E pertanto gli studi condotti in questa direzione, seppur coi loro limiti, hanno comunque dato dei risultati che, tornando in tema, sono importantissimi da conoscere per il l’impatto che hanno su larga scala – come gli esperimenti già citati di psicologia sociale – e non possono essere prerogativa esclusiva degli addetti ai lavori. Ecco che, in questo modo, superando l’ignoranza psicologica di massa è possibile costruire una società evoluta e psicologicamente matura; costituita non da Ominidi catalogati nelle loro reazioni primitive prevedibili ma da autentici Essere Umani, integri nella loro natura Animale primitiva e Divina: la dimensione incontenibile, sfuggente e imprevedibile perché espressione elevata della dinamicità intenzionale della vita, di cui la la scienza pare aver immensa paura proprio perché non può contenerla, catalogarla e prevederla.
In tal senso il mio tentativo si orienta ad inquadrare l’essere umano nella sua globalità costituita da due dimensioni apparentemente opposte, quella di Homo e di Umano. Mettendo in evidenza la necessità di occuparsi equamente di entrambe, affinché possa realizzarsi il processo “alchemico” di unificazione fra queste dimensioni e permettere agli Ominidi schiacciati a terra di elevarsi e agli individui persi nel mondo delle idee di radicarsi. Ecco che in questo modo, allora sì, potrà nascere finalmente l’Essere Umano autentico!
Per quelli che hanno l’impressione che io sia un sostenitore di qualche scuola psicologica, che sia un freudiano o altre etichette simili, usate per lo più come tentativo di dare struttura ai propri processi di comprensione sulla base di quello che sanno già o presumono di sapere; rispondo in questo modo, con un esempio concettuale, nel tentativo di far comprendere il mio fondamentale processo di pensiero, su cui baso ogni mia argomentazione. Ad esempio, ci si potrebbe domandare: Freud o Jung? Io rispondo Freud e Jung! Oppure, Aristotele o Platone? Aristotele e Platone! Skinner o Bowlby? Skinner e Bowlby! Questi sono solo degli esempi, potrei farne molti altri. Il punto sta nel comprendere l’importanza, secondo il mio modo di ragionare, di uscire dal pensiero dicotomico o/o per approcciarsi a un pensiero laterale e/e, orientato alla ricerca dei punti di incontro e di relazione fra ogni aspetto dello scibile umano. Ogni scuola di pensiero, anche se “vecchia” o apparentemente superata, mantiene comunque un certo grado di impatto sul presente, perché è un tassello di conoscenza del puzzle della vita che l’Essere Umano cerca di conoscere dagli albori del tempo: eliminare il tassello significa perdere la visione d’insieme dell’intera conoscenza. Cadendo, ingenuamente, nella riflessione dicotomica. Pertanto sappiate, avidi lettori critici, che il sottoscritto sposa una sola “scuola”, quella dell’interezza e della conciliazione del tutto, anche di quelle cose che paiono inconciliabili. Siete voi che dovreste interrogarvi su dove è orientata la vostra attenzione: su “questo o quello” oppure su “questo e quello”? Cercate di mettere insieme i pezzi per un quadro completo di conoscenza, oppure vi concentrate esclusivamente su uno o due pezzi del puzzle?
LA NATURA BUONA DELLE PERSONE
Sì è vero, ci sono valide ragioni per asserire che le persone sono fondamentalmente buone. Che ad esempio i bambini danno prova della natura buona, libera e altruistica dell’animo umano. Di come spesso siano le circostanze a modificare negativamente le naturali propensioni umane al bene, alla tolleranza, alla cooperazione e all’amore – e ciò già conferma parte del discorso, perché i lavori di Milgram e Zimbardo si basano proprio sullo studio delle circostanze particolari, i fattori situazionali scatenanti… – ; infatti, ci sono persino studi che confermano come gli esseri umani siano predisposti a fare il bene – rappresentativi sono gli studi condotti da Tomasello – e non siano mossi principalmente dell’imperativo competitivo dell’Homo omini lupus. Ma proprio per tali ragioni è fondamentale, a mio avviso, prendere seriamente atto dell’esistenza dei nostri meccanismi psichici più “oscuri” e delle non trascurabili probabilità con cui possano – in condizioni ostili per la vita umana – verificarsi a danno del prossimo e dell’umanità. Questo, principalmente per due ragioni: primo, saper leggere con chiarezza le dinamiche sociali collettive e saper interagire in modo saggio con esse. Allo scopo di favorire l’ambiente sociale più idoneo alla prosperità umana; evitando così il verificarsi di quei contesti e situazioni antisociali che sono terreno fertile su cui si scatena l’Homo omini lupus che è in noi. Secondo, per sviluppare percorsi di lavoro su di Sé o crescita personale concreti, senza perdersi nelle nuvole elitarie e idealistiche dell’iperuranio. In questo modo si può sanare la società nel suo insieme, in quanto essa è costituita dalla somma degli individui e pertanto è dall’individuo, dalla cura e sviluppo della sua integrità e maturità, che conviene partire. Ma questo difficilmente può essere promosso dalla cultura di massa o dalle istituzioni politiche di amministrazione e controllo: deve partire dall’individuo stesso, da Te! Come diceva Carl Gustav Jung: “se le cose grandi vanno male è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male. Perciò, per essere ragionevole, l’uomo dovrà cominciare ad esaminare se stesso. […] E’ fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi poiché essa consiste nella somma degli individui.” Basterebbe riflettere profondamente su queste parole e seguirne la saggia indicazione per sanare radicalmente la società! Perché non lo facciamo? Perché, nonostante la maggioranza annuisca dando pieno assenso alla profonda verità di questa frase – e tante altre storicamente scritte e dette da altri sapienti -, sono pochi ad agire concretamente in questa direzione? Le risposte sono molteplici; per questo preferisco rispondere con una provocazione: è evidente che alla maggior parte delle persone piace soffrire e far soffrire il prossimo. Adora essere ammaestrata, controllata e mantenuta nel bagno caldo della propria ignoranza. “Asinità concreta” direbbe Giordano Bruno!
NATURA E UMANITÀ – OMINIDI ED ESSERE UMANI
L’intenzione di ogni individuo dovrebbe essere orientata allo sviluppo personale e alla conoscenza, allo scopo di conciliare la nostra natura primitiva, materica e animale di Ominidi con quella elevata, animica e spirituale propria dell’Essere Umano integro. Ciò è possibile imparando a adottare un approccio di pensiero laterale “e/e” invece di considerare le cose solo in termini razionalistici “o/o”: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto! Significa imparare a mettere fra parentesi ogni giudizio, pregiudizio e preconcetto; ogni lamentela e ogni vuota critica: ogni presunzione di sapere a priori. Mettere fra parentesi il principio di realtà e di non contraddizione per lasciarsi alle spalle il pensiero comune e varcare finalmente la soglia del pensiero laterale, costituito dall’integrazione profonda fra raziocinio e poesia. Ma questa è una storia che forse affronterò più nel dettaglio in un prossimo articolo, se voi lettori vorrete.
Alcuni potrebbero obiettare dicendo: “sono condizioni che io ho superato”, “io sono andato oltre a questi meccanismi”, “non è il mio caso perché sono perfettamente consapevole di me”, “non credo a queste cose”. Tali obiezioni sono condivisibili a patto di restare collegati a terra e cioè essere ben radicati nella realtà fattuale ed empirica del nostro mondo. Per evitare di venire travolti dalla spietata onestà della Natura che per quanto tentiamo di negare o nascondere facendo finta che non esista, o peggio antropomorfizzandola moralmente come buona o cattiva, essa resta sempre presente in noi come connotato fondamentale del nostro essere: perché siamo in primis creature di Natura, profondamente collegati ad essa.
La Natura agisce su di te a prescindere dalle tue opinioni o credenze.
Onesta, neutrale, né buona né cattiva. È questa la Natura autentica che ci permea: pura come l’acqua cristallina di una fonte zampillante di alta montagna. Non puoi sottrarti ad essa: puoi illuderti di soggiogarla al tuo volere e dominarla ai tuoi scopi ma essa, la Natura, risponderà sempre in modo neutro secondo i suoi principi: la Natura fa quello che fa, punto. L’ha sempre fatto e sempre lo farà! Tu puoi solo conoscerla, imparando a rispondere il più adeguatamente possibile alle sue leggi: sei tu! Siamo noi, a doverci adeguare alle sue leggi non il contrario come alcuni illusi credono. E su queste leggi che puoi imparare a reggere ed elevare il tuo sviluppo di Essere Umano: creando mai in antitesi, ma stando in armonia con essa (sia chiaro, quando parlo di Natura la green economy, la transizione ecologica o la sensibilizzazione ambientale che va tanto di moda in questo periodo non centra nulla, è roba da Ominidi. Il mio discorso è molto più ampio, riguarda prima di tutto il rapporto con la Natura dentro di noi, o meglio con le “nature” dentro di noi; parlo di Ominide-Homo Sapiens ma il discorso è rivolto agli Esseri Umani…). Quando saremo in armonia con le nostre Nature interiori saremo in armonia con la Natura dell’intero creato, senza bisogno di salvarla con artificiosi abomini “transumani”.
Che piaccia o no, parte di noi è Natura. Essa ci segue come un’ombra dettando le regole delle nostre reazioni più primitive, fondamento vitale dei comportamenti primari innati dell’Ominide-Homo Sapiens: di cui autoconservazione, aggressività, difesa, riproduzione fine a se stessa sono aspetti fondamentali dell’architettura primitiva del nostro corpo ominide. Per questo motivo la Natura va onorata, conosciuta e rispettata; essa è la madre da cui siamo stati generati per evolverci in Esseri Umani. Non esseri di luce o romanzate simili, ma semplicemente e splendidamente Esseri Umani, consapevoli e benigni.
Anche se pensi di essere andato/andata oltre; nel senso che hai sviluppato buona sensibilità d’animo, spiritualità e autoconsapevolezza, quella Natura primitiva è comunque presente in te sempre. La domanda che sarebbe meglio tu ti facessi è: sto rinnegando la mia Natura animale primitiva per dare spazio assoluto e unica attenzione alle facoltà intellettive, sensibili, più elevate e spirituali? Oppure sto onorando la Natura primitiva dentro di me per conciliarla alchemicamente con le facoltà elevate dell’anima e dello spirito, affinché queste possano essere forti e stabili; al fine ultimo di diventare quell’Essere Umano veramente integro in tutte le sue parti?
Ricordiamoci che i componenti della santa inquisizione, persi e focalizzati in modo assoluto nel mondo spirituale dell’iperuranio, agivano in nome di intenzioni elevate e spirituali bruciando Esseri Umani a destra e a manca. Come ad esempio Giordano Bruno.
Meditate gente, meditate!
IL TABÙ DELL’ANIMALITÀ UMANA
La costituzione Naturale Primitiva, la nostra “animalità”, per certe persone è un vero e proprio tabù, quasi come quello della morte: ci sono persone – poche – che hanno superato e trasceso il tabù della morte, ma alcune di queste restano preda del tabù della propria animalità.
Questa Natura Primitiva volente o nolente alberga dentro ognuno di noi e come tale va riconosciuta, rispettata e sapientemente conciliata con le facoltà Divine di Anima e Spirito, gli aspetti più elevati dell’Essere Umano.
Pertanto, il contenuto di articoli come “Obbedienza all’autorità” e “Effetto lucifero” servono, a chi vuole veramente andare oltre, come indirizzo utile per superare questi tabù. Allo scopo di attrarre l’attenzione sull’importanza di accettare in noi le forze primitive e primordiali da cui si sviluppano forze più raffinate ed elevate, di cui solo l’Essere Umano che ha integrato in sé queste forze naturali primitive può disporre.
Il divino che è in noi può svilupparsi saldamente nella piena consapevolezza e padronanza della nostra condizione di Ominidi-Homo Sapiens: quella natura primordiale e primitiva, come già detto, su cui poggiano e si radicano le facoltà più elevate dell’Essere Umano.
Articolo di:
Fabio Valenzisi
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