
Ciao sono Sara!
Oggi ti vorrei parlare di emozioni e di agilità emotiva.
Le emozioni fanno parte della nostra vita, ci permettono di provare sensazioni uniche. A me non piace dividere le emozioni in negative e positive, perché sono tutte importanti! Le emozioni che vengono etichettate come “negative”, ad esempio rabbia, ansia, paura , ci segnalano cose molto importanti! Per esempio quando ci arrabbiamo è perché siamo toccati in qualcosa a cui teniamo molto; la paura ci mette in guardia di fronte ai pericoli – se non provo paura non scappo da un incendio, o non guardo a destra e a sinistra prima di attraversare la strada -. Spesso quando proviamo queste emozioni le vorremmo scacciare, eliminarle dalla nostra vita, ma questo non è possibile perché vorrebbe dire eliminare anche la gioia e tutte le altre emozioni.
Cercherò in questo articolo di darti punti di vista differenti per osservare le emozioni. Uno è quello appena citato, ma prima di continuare facciamo un passo indietro e vediamo anche che cosa sono le emozioni.
Cosa sono le emozioni?
Le emozioni vengono definite come un processo multicomponenziale, di breve durata a fronte di uno stimolo (interno/esterno) che provocano cambiamenti a 3 livelli:
- Fisiologico: modificazioni fisiche e fisiologiche riguardanti la respirazione, la pressione arteriosa, il battito cardiaco, la circolazione, le secrezioni, la digestione, ecc
- Comportamentale: espressioni facciali, postura, tono della voce e reazioni.
- Cognitivo: si attribuisce un significato personale allo stimolo e alle sensazioni fisiologiche, così da decidere un comportamento immediato e/o futuro.
Le emozioni sono le immediate risposte fisiologiche del nostro corpo a importanti segnali che provengono dal mondo esterno o interno. E’ fondamentale sottolineare che gli antecedenti emotigeni possono essere di varia natura, compresi gli eventi interni, come ad esempio un ricordo, un pensiero o un’immagine mentale. E’ come se dentro ad ogni emozione ci fosse una fitta rete di alterazioni fisiologiche e segnali del corpo.
Quando i nostri sensi acquisiscono informazioni – segnali di pericolo, un interessamento romantico, indicazioni di rifiuto o accettazione dei nostri pari – ci adattiamo fisicamente a questi messaggi in ingresso. Il cuore batte più velocemente o più lentamente, i muscoli si tendono o si rilassano, il focus dell’attenzione può cambiare. Questi cambiamenti li avvertiamo come “sensazioni”.
Le emozioni sono il segnale che vi è stato un cambiamento, nello stato del mondo interno o esterno, soggettivamente percepito come saliente. [Paul Ekman] suddivide le emozioni in:
- Emozioni primarie: risposte spontanee, innate e precodificate dell’organismo, riconducibili a cinque famiglie emotive: gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto.
- Emozioni secondarie: maggiormente connesse con l’apprendimento e con l’esperienza personale, le più comuni sono senso di colpa, vergogna, orgoglio, invidia, ecc…
Le emozioni primarie sono adattive per la specie, tendenzialmente universali, presenti già nel bambino molto piccolo, riscontrabili anche in molti animali (es. primati non umani).
Le espressioni facciali emotive sono universali sia sul piano della produzione che del riconoscimento.
In termini di decorso temporale è importante sottolineare che le emozioni non sono stati, bensì processi in continua evoluzione. Il decorso temporale delle emozioni può essere estremamente differente: in alcuni casi le emozioni hanno un chiaro inizio e una chiara fine, con una intensità stabile nell’arco temporale; in altri casi è più difficile definire in modo preciso il decorso temporale poichè presentano un pattern maggiormente discontinuo e fluttuante anche in termini di intensità.
Ci piacciono tutte le nostre emozioni? E cosa facciamo quando non vogliamo provarle?
Come dicevo all’inizio dell’articolo, siamo fatti per provare tutta la gamma delle emozioni a seconda di quello che stiamo vivendo. Si tratta di un aspetto insito nella condizione umana. Uno dei più grandi traguardi dell’essere umano è scegliere di avere spazio nel cuore sia per la gioia che per il dolore, e imparare a sentirsi a proprio agio anche quando si è in difficoltà. Questo significa considerare le emozioni non come “buone o cattive”, ma solo come “Esistenti”. Nella nostra cultura siamo abituati che quando abbiamo un tumulto interiore dobbiamo fare qualcosa, opporci, correggerlo, controllarlo, reagire con forza, restare positivi; ma questo con l’impalpabilità delle emozioni richiede un dispendio enorme di risorse che nel lungo periodo può portare a disagi più complessi anche fisici: il risultato è un carico di stress psicofisico abnorme. E lo stress non aiuta a gestire le emozioni. Per saperne di più sullo stress leggi gli articoli della categoria [Fisiologia dello stress].
Quello che dobbiamo fare veramente, è non fare niente. Ovvero accogliere queste esperienze interiori, conviverci, e imparare a conoscerne i limiti senza scappare via.
Come poter fare questo, anzi come imparare a non fare niente? Ci può essere di aiuto l’agilità emotiva elaborata da Susan David, che non ha a che fare con il controllo delle emozioni, o con lo sforzarsi di pensare in maniera più positiva.
Cos’è l’agilità emotiva?
L’agilità emotiva è la capacità di lasciarsi andare, di calmarsi e vi vivere con maggiore intenzionalità. Si tratta di scegliere come rispondere al sistema di allerta emotivo.
Gli studi dimostrano che le persone che sono emotivamente agili sono anche dinamiche, mostrano flessibilità in relazione a un mondo, come il nostro, caratterizzato da una rapida evoluzione e da una notevole complessità. Sono maggiormente in grado di sopportare lo stress e di tollerare i momenti difficili, continuano a impegnarsi e a rimanere “aperte e ricettive”. Secondo l’autrice tutti possono imparare l’agilità emotiva attraverso un percorso:
- Riconoscere le proprie emozioni.
- Prendere le distanze.
- Seguire le proprie motivazioni.
- Andare avanti: il principio delle piccole modifiche.
Riconoscere le proprie emozioni
L’importanza di dare un nome alle nostre emozioni è molto importante perché esse ci possono dare informazioni utili. Ci dicono dove si orienta il nostro dolore, ci dicono in quale situazione possiamo farci coinvolgere e quali sono quelle da evitare. Possono essere dei fari illuminanti e non degli ostacoli, aiutandoci a identificare ciò che ci interessa e motivandoci ad attuare cambiamenti positivi. Una volta che smettiamo di impegnarci a lottare per eliminare le emozioni che ci fanno soffrire, o per seppellirle sotto affermazioni positive o razionalizzazioni, quelle stesse emozioni possono riservarci preziose opportunità di apprendimento. Dubitare di se stessi e fare autocritica, ma anche provare rabbia e rimpianto, illuminano chiaramente quei luoghi oscuri, tenebrosi, che più di ogni altra cosa desideriamo ignorare, perché sono le dimensioni della nostra vulnerabilità o della nostre debolezze. Riconoscere queste emozioni può aiutare a predire le insidie e a individuare modalità più efficaci per affrontare i momenti difficili. Se siamo in grado di far fronte sia alle nostre emozioni interiori sia alle varie opzioni esteriori – mantenendo una distinzione tra i due – si creano i presupposti per vivere pienamente la quotidianità e la propria Vita.
Prendere le distanze
Prova a fare questo semplice esercizio: punta un timer a 20 minuti, e inizia a scrivere le tue esperienze emotive rilevanti a partire da una settimana, un mese, un anno prima. Non preoccuparti della punteggiatura, della forma; segui solo il flusso della tua mente ovunque ti porti, con curiosità e senza esprimere giudizi. Scrivi solo per te stesso/te stessa e non per un ipotetico lettore. Fallo per alcuni giorni. Poi butta via il foglio (o mettilo in una bottiglia e lasciarlo andare), non salvare il documento nel computer. Il punto è che quei pensieri ora sono fuori da te e si trovano sulla pagina. In questo modo dai inizio al processo di distanziamento dalla tua esperienza e puoi vagliarla alla luce di una nuova prospettiva. Si tratta di fare un passo indietro. Prova questo esercizio e facci sapere nei commenti la tua esperienza.
Quando si fa un passo indietro si possono vedere cose che prima non si vedevano. Invece quando siamo intrappolati, abbiamo una sola prospettiva, una sola risposta, un solo modo di fare le cose. Siamo invischiati nei nostri pensieri, nelle nostre emozioni e nelle nostre storie. Che dominano e dirigono le nostre azioni rendendoci inflessibili. Solo quando prendiamo le distanze possiamo renderci conto che ci sono altri modi di vedere la situazione. Diventiamo più sensibili al contesto, cogliamo maggiori possibilità e possiamo rispondere in modo diverso: diventiamo più agili. Possiamo coltivare intenzionalmente questa capacità di generare distanza senza farci sopraffare dalle emozioni. Cosa più complessa è sviluppare la capacità di meta- prospettiva: visione dall’alto che amplia la prospettiva e rende sensibili al contesto. Questa abilità aiuta a porre sotto una nuova luce anche le emozioni, a considerare come potrebbero sentirsi gli altri; è un fattore decisivo nella capacità di riflessione. Ti parlerò meglio di meta-prospettiva in un articolo dedicato.
Seguire le proprie motivazioni
Identificare ciò che è importante per noi e agire di conseguenza non è sempre facile. Siamo costantemente bombardati da messaggi (cultura, pubblicità, la nostra educazione, famiglia, amici) che ci suggeriscono ciò che è importante e ci rende degni. Creare una continuità del sé può aiutare a evitare di compiere pessime scelte e favorire quelle feconde. Connettendosi con il proprio sé lontano e con i propri valori riusciamo a pensare a noi stessi come persone con una base di valori e con una direzione morale stabile, nonostante il cambiamento di altri elementi e di situazioni di vita. I valori sono qualità intenzionali che possiamo esprimere in molti aspetti della nostra vita. Ma individuare ciò che interessa, il successo professionale, la creatività, le relazioni intime, l’onestà, l’altruismo (la lista è quasi infinita), offre una fonte preziosa di continuità. I valori servono come una specie di deriva psicologica per mantenere la stabilità. Determinare ciò che ci interessa veramente è solo metà del processo che abbiamo deciso di indicare con l’espressione “seguire le proprie motivazioni”. Una volta individuati i propri valori, bisogna metterli alla prova. Ciò richiede una certa dose di coraggio, ma non si può pensare di essere immuni dalla paura. Piuttosto si deve considerare l’idea di camminare direttamente nel territorio dove albergano i tuoi timori, come guida dei tuoi valori, per avvicinarti a ciò che è importante per te. Il coraggio non è l’assenza della paura, il coraggio è vivere accanto alla paura. Andrai verso i tuoi valori e agirai come la persona che vuoi essere, oppure ti allontanerai dai tuoi valori contraddicendoli con le azioni? Tanto più scegli di compiere le mosse in linea con i tuoi valori, tanto più è probabile che la tua esistenza si riveli vitale, efficace e significativa. Purtroppo quando siamo intrappolati in pensieri, sentimenti e situazioni difficili, spesso cominciano ad allontanarci dai nostri valori. L’aspetto fondamentale è pensare a queste scelte non come migliori o peggiori, ma come uguali e diverse. Sta a te fare una scelta: non perché migliore o peggiore, ma perché una scelta deve essere fatta. Per prendere una decisione dignitosa dobbiamo conoscere molto bene noi stessi.
Andare avanti
Modificare le piccole cose può avere un impatto notevole, in quando ci permette di rendere coerente il nostro comportamento con quello che per noi conta veramente. Ogni piccola modifica, da sola, potrebbe non sembrare granchè, ma proviamo a considerarla come se fosse il fotogramma di un film. Se alteri tutti i fotogrammi, uno alla volta e poi li rimetti insieme, finisci per ottenere un film completamente diverso, che racconta una storia differente.
Piccoli cambiamenti nella nostra vita si possono mettere in atto in tre aree:
- modificare le tue credenze o forma mentis
- modificare le tue motivazioni
- modificare le tue abitudini
Per effettuare tutto ciò bisognerebbe considerare il cambiamento non come un singolo evento traumatico, ma come un processo, una trasformazione. L’attenzione riposta su questo processo dà agli individui la percezione di poter commettere degli errori, di poter imparare da essi, e di migliorare ancora di più la loro performance nel lungo termine.
Le persone che hanno una forma mentis dinamica, sono più aperte alle nuove esperienze, più disposte ad assumersi rischi, più tenaci e resilenti davanti a un fallimento. Il cambiamento della tua forma mentis inizia mettendo in discussione le credenze che hai su te stesso/te stessa e sul mondo; compiendo un passo per volta attraverso l’apprendimento la sperimentazione, la crescita e il cambiamento.
Una mente aperta al cambiamento e alla crescita è il perno grazie al quale i valori e gli obiettivi possono essere vivificati e realizzati. C’è un enorme empowerment nell’atto di considerare noi stessi come degli agenti della nostra vita, nell’assumere la piena titolarità del nostro percorso evolutivo, della carriera, dello spirito creativo, del lavoro e dei nostri legami. Modificare la forma mentis, la motivazione e le abitudini significa aprire il cuore al fluire del mondo, piuttosto che rimanere vincolati alla sua stabilità. Significa farsi carico di un senso giocoso di curiosità e di sperimentazione, chiedendosi cosa succederà se lo mettiamo al servizio della vita. Stai mettendo da parte le idee “su ciò che diventerai” – risultati, obiettivi e riconoscimenti – per impegnarti liberamente nel processo del tuo viaggio, prendendo la vita momento per momento, abitudine per abitudine, un passo alla volta.
L’agilità emotiva riguarda come andare avanti nella vita. Comporta il muoversi verso obiettivi chiari, impegnativi ma raggiungibili, perseguiti non perché pensi di doverlo fare, o perché ti è stato detto, bensì perché lo vuoi, perché si tratta di qualcosa di importante per te.
Quando continui a perseguire nuove conoscenze e a fare esperienze che ti arricchiscono, quando segui il tuo cuore e dai risposte personali e autentiche alle domande che ti interessano, allora scopri di non essere bloccato in una palude. Anzi, ti ritrovi in un percorso di crescita esponenziale: apri non solo la tua mente, ma anche l’orrizzonte del tuo mondo.
Articolo di:
Sara Lampronti
Bibliografia essenziale:
– Susan David, (2028) Agilità emotiva. Ed Giunti.
Le informazioni contenute in questo post non sono indicazioni o prescrizioni mediche, hanno il solo scopo di informare. Al fine di agire nel rispetto del proprio corpo e bene farsi seguire da operatori del benessere accreditati e consultare sempre il proprio medico.
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